Pasqualin: Del Piero e quel baccalà da 50 miliardi

Avvocato, sindacalista con Campana, procuratore di grido. Ha fatto spendere alla Juve 100 miliardi di lire per tenere Del Piero. Ha portato Vialli a Londra e Giovinco a Toronto. E ora la Cina lo chiama
Pasqualin: Del Piero e quel baccalà da 50 miliardi
Xavier Jacobelli
7 min

VICENZA - Irrefrenabile. Ecco che cos’è, Claudio Pasqualin, uomo dalle molte vite e dal lessico forbito che le citazioni latine e una cultura classica mai affettata impreziosiscono quando si parla di Ronaldo e Palladio, Mondiali di Putin e Serenissima Repubblica veneta.  Il cursus honorum dell’avvocato avvolge invisibilmente lo studio che si arrampica in cima all’elegante palazzina  del centro: legale, sindacalista segretario dell’associazione calciatori, procuratore, sommelier, enogastronomo, collezionista, ciclista, presidente del comitato promotore dei mondiali 2020 di ciclismo in Veneto, difensore del baccalà, opinionista radiotelevisivo, pallonologo (il neologismo è suo). E meno male che Luca, il brillante erede di Claudio e Andrea D’Amico, l’uomo dell’operazione Giovinco in Canada, tengono le redini dell’attività lanciata dal capostipite, che li ha resi famosi e apprezzati. «Diciamo che, compiuti i 73 anni e assodata la bravura dei miei coéquipiers, posso diversificare i miei interessi e pensare anche ai cinesi». In che senso? «Nel senso che stanno manifestando un crescente interesse per la mia collezione. E stavolta, nella trattativa, a cedere potrei essere io. Senza baccalà. Quello è stato fondamentale per il rinnovo del contratto di Del Piero, nel ‘99. Come disse Giraudo: il baccalà più caro della storia. Beh, decisamente Antonio non aveva tutti i torti». Il sorriso è arguto e malcela una soddisfazione che dura da diciannove anni.

10 MILIARDI ALL'ANNO. Ricapitolando. L’8 novembre ‘98, alla vigilia del ventiquattresimo compleanno, Alex  s’infortuna gravemente a Udine: lesione del legamento crociato anteriore e posteriore; operazione a Vail, in Colorado, 9 mesi di stop. Claudio racconta: «Il contratto  del Capitano scade nel ‘99. Moggi e Giraudo propongono un rinnovo quinquennale che parta da 350 milioni di lire il primo anno e cresca progressivamente sino a 1 miliardo e mezzo, ma solo nell’ultima stagione. Non sta bene: né a me né ad Alessandro. Parte la trattativa, si arriva alla sera di Sandrigo, ristorante Due Spade, tempio del baccalà. Tiriamo notte, ma non firmiamo, con i cronisti che intasano anche le cucine del locale. A Moggi dico: se la nostra richiesta non vi piace, andiamo a scadenza di contratto e amici come prima. Barcellona e Manchester non hanno fretta. Noi nemmeno». Alla fine? «Alla fine, firmiamo per 10 miliardi di lire netti a stagione per 5 anni. Alessandro diventa il giocatore più pagato della serie A e il baccalà di Sandrigo il più caro. Non so se Moggi e Giraudo l’abbiano assaggiato ancora, dopo quella sera». Il bello della conversazione con l’avvocato friulano che si sente più vicentino dei vicentini, è saltabeccare fra passato e presente senza accorgersene. Pronunci un nome e Claudio ti porta con sé nel circuito del mercato, a lui ben noto e da lui ben frequentato.

L’ALBERGO A ORE. Dico Lentini e Pasqualin, lesto: «Non voleva mica andare a Milano. Lui voleva la Juve. A un certo punto mi sono trovato in mezzo fra Agnelli e Berlusconi. Fai un po’ tu. Soppesiamo proposta economica e prospettive tecniche. Galliani lo blocca sino alle 19 del 30 giugno ‘92. Non ci crederai, ma alle 16.30 del pomeriggio del 30 giugno, io, lui e Andrea D’Amico eravamo ancora a Torino. Lentini sfoglia la marghierta: vado-non vado-vado-non vado. Alla fine saliamo in auto, direzione Milano. Durante il viaggio, Lentini nicchia. Gli capita sott’occhio un Guerin Sportivo: in copertina c’è Simone. Gigi sbotta: mica posso indossare quella maglia... Arriviamo alle porte di Milano: sono le 18.30. Chiama Galliani: “Dove siete?”. Vicini all’albergo XY, rispondo.  E Galliani: “Siete lontani da Via Turati. State lì che vi raggiungo”. Ci raggiunge alle 18.50. Chiediamo una camera, ma prima di noi c’è una coppia, palesemente alla ricerca di privacy. Galliani freme, il portiere frena: aspetti il suo turno. Galliani: ma è urgente. L’altro: se vuole, possiamo affittarle la sala riunioni. E fu così che Lentini firmò per il Milan in un anfiteatro da 300 posti, un minuto prima delle 19 del 30 giugno 1992. La risata è fragorosa. Sospira: «Bei tempi, oggi non è più così. Non prendermi per un noioso passatista, ma, credimi, ho nostalgia di Villa d’Este e di un altro modo di fare il mercato».

LE FORMICHE IMPAZZITE. Si stava meglio quando si stava peggio, Claudio? «Certo che sì. C’erano rispetto dei ruoli, professionisti autentici, un codice non scritto ma sempre osservato che impediva di farsi la guerra l’un l’altro. Ognuno seguiva la sua strada. Se, per esempio, Oscar Damiani arrivava prima su un giocatore, nessuno pensava di soffiarglielo. Oggi, mancano cultura, preparazione, competenze. Soprattutto, rispetto al passato, quando l’agente curava gi interessi del proprio assistito e basta, mi pare che nel terzo millennio sia più frequente il rischio di commistioni o di collusioni fra agenti che lavorano per il proprio assistito e anche per una delle squadre cui egli potrebbe approdare. Non va bene. E poi, molti colleghi o aspiranti tali, mi sembrano formiche impazzite. Si ritrovano nel triangolo dei grandi alberghi milanesi, schizzano di qua e di là, ma la maggior parte delle volte girano a vuoto perché gli affari si fanno altrove». Sbaglio o tu sei stato fra i più strenui avversari della deregulation di Blatter? «Non sbagli. Quei due anni senza regole, senza albo, senza esami, sono stati una sciagura. Per fortuna, il governo ha rimediato con l’ultima manovra: da marzo torneranno esami e albo per fare i procuratori. E chi non è cittadino europeo, avrà difficoltà a seguire il nuovo iter poichè, a norma di legge, non potrà essere iscritto all’albo italiano: come la signora Wanda Nara, ad esempio».

I CONIUGI MANIERO. La signora Pasqualin non ha mai pensato di fare la procuratrice? «La signora Pasqualin è una santa donna, felice per tutto ciò che faccio e memore delle volte in cui l’ho coinvolta suo malgrado nel mio lavoro, soprattutto quando c’erano di mezzo moglie o fidanzate da convincere ad accettare un trasferimento». Per esempio? «Per esempio, chiedo a Grazia di accompagnarmi in Scozia con Maniero e sua moglie. Nonostante un contratto molto ricco, il giocatore è recalcitrante all’idea di trasferirsi a Glasgow, la signora altrettanto. Partiamo da Venezia in piena bufera, però all’arrivo ci accoglie un sole splendente, da giardino dell’Eden. Mia moglie ed io procediamo a tenaglia: niente da fare. Maniero è irremovibile: ha altri progetti in testa. Torniamo scornati. Ma con una certezza: la Scozia è meravigliosa». Sottoscrivo.


© RIPRODUZIONE RISERVATA