Chelsea, Morata: «Conte mi chiede molto di più»

A quarantotto ore dall'esordio in campionato, l'ex juventino ha parlato dei motivi che l'hanno spinto a scegliere la Premier e delle difficoltà di adattamento
Chelsea, Morata: «Conte mi chiede molto di più»© Action Images via Reuters
Andrea De Pauli
4 min

MADRID (SPAGNA) - L’esordio con la nuova casacca del Chelsea non è stato esattamente quello che aveva sognato, con un rigore fallito a Wembley e la Community Shields finita nella bacheca dell’Arsenal, ma Alvaro Morata non si butta giù e, attraverso le pagine di Marca, promette un pronto riscatto, dopo la falsa partenza, fin dalle prossime gare di Premier League, che salvo sorprese, dovrebbero vederlo debuttare fin da domani, quando i blues inizieranno la loro difesa al titolo ospitando a Stamford Bridge il Burnely. “È stata una lunga estate, in cui ho dovuto prendere grandi decisioni”, l’esordio dell’exjuventino. “Quasi non mi sono potuto allenare. Il giorno stesso che mi sono trasferito dal Real al Chelsea, ho dovuto fare il giro del mondo, passando da Los Angeles a Singapore e, poi, a Londra. Ora mi tocca adattarmi a una squadra nuova e a un allenatore italiano molto tattico. Non è facile, però ho una gran voglia di giocare”. Già Antonio Conte, probabilmente l’elemento decisivo nella scelta del nazionale spagnolo di volare a Londra. “Sapevo che Conte mi voleva fortemente. Avevo parlato molte volte con lui e, in qualche modo, mi sentivo in debito con lui, perché mi aveva voluto alla Juventus e, poi, se ne dovette andare. In realtà, inizialmente non mi ero reso conto che fosse così determinato a farmi ingaggiare, però appena me ne sono accorto, non ho avuto il minimo dubbio a scegliere il Chelsea”.

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MISURE - La difficoltà, ora è adattarsi in fretta alla nuova realtà, per essere fin da subito utile alla causa, anche se Morata pare più preoccupato dal doversi adeguare rapidamente alle idee del tecnico italiano che alle caratteristiche della Premier League. “Non ho molto bisogno di prendere le misure con il calcio inglese. Più che altro devo capire bene come applicare i concetti del nuovo allenatore. Antonio non mi chiede movimenti da centravanti classico, ma molto di più”. Una situazione che, comunque, più che spaventare, pare motivare l’attaccante della Spagna. “Se sono riuscito ad adattarmi alla Serie A, che è molto più tattica, esasperata, mi adatterò anche all’Inghilterra. L’importante è capire a fondo l’allenatore, che mi sta chiedendo tutto il contrario di quello che pretendevano da me gli allenatori che ho avuto in precedenza. Giocherò in posizioni diverse, con schemi molto distinti. Credo di averlo capito e, poste queste basi, di qui in avanti sarà tutto più facile”.

SOTTO PRESSIONE - Un ulteriore ostacolo, poi, è rappresentato dalla responsabilità di essere costato 80 milioni al nuovo club, quantità di denaro che ha garantito al Real una plusvalenza da 50 milioni rispetto ai famosi 30 sborsati alla Juve per la clausola di recompra. “È una quantità di denaro importante, ma ho abbastanza personalità per giocare tranquillo. Alla fine, al momento, ho disputato appena due amichevoli estive e quindici minuti di una partita ufficiale, con un rigore sbagliato... E mi stanno già uccidendo. Già intuisco quello che mi aspetta. È un prezzo che tocca pagare per un esborso così grande, ma mi motiva ad allenarmi ancora più forte”. Nessun rimpianto, ad ogni modo, per la decisione di lasciare Madrid per la seconda volta, nell’anno del Mondiale di Russia. “Non è stato facile, anche perché difficilmente ci sarà un terzo ritorno, ma credo che dovevo andarmene, anche se era la squadra di casa mia e avevamo iniziato un ciclo vincente. Per i compagni sarei certo rimasto, però volevo essere protagonista, fare grandi cose e ritengo di essere venuto nel miglior posto possibile per farlo”.

@andydepauli

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