Ibrahimovic: «Nessuno come me. Juventus punto di svolta»

L'attaccante svedese si racconta in una lunga intervista: «Vengo da un altro pianeta. In bianconero ho capito che qualità e tecnica non bastavano, dovevo fare gol»

ROMA - Mentre da più parti si ipotizza un suo ritorno al Milan, dalla BBC rimbalzano nuove dichiarazioni di Zlatan Ibrahimovic, in perfetto stile Ibra. "Io vengo da un altro pianeta, lo Zlatan Planet, con qualche cosa che nessuno ha mai visto. Sono un ragazzo di quella zona che tutti chiamano 'ghetto'. Mi vedevano diverso, non mi facevano sentire benvenuto, ma ho mostrato loro qualcosa di diverso e ora gli altri mi seguono", ha detto lo svedese. "Quando ho deciso di andare in Inghilterra, ho parlato prima con diversi giocatori che conoscevo. Tutti mi dicevano di non andare, che non sarebbe stato un bene per la mia carriera perché in Inghilterra si viene giudicati dopo appena una stagione. Se non fai bene la prima diranno tutti 'che non servi a nulla', e che non ce l'hai fatta in Inghilterra. Queste parole hanno innescato in me la sfida: era quello che volevo sentirmi dire. Pensavano fossi vecchio; poi io, a 35 anni, ho fatto sembrare la Premier vecchia. Era una sfida e io non le ho mai rifiutate. La Premier dovrebbe esser felice del fatto che io non sia andato in Inghilterra 10 anni prima, altrimenti la sua storia sarebbe stata ben diversa", ha aggiunto Ibra.


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IBRA E CAPELLO - "Lo United era la squadra giusta per me: il club e la maglia che dovevo far brillare e io l'ho fatto. Lì mi sono sentito come 'Benjamin Button', stavo diventando ogni giorno più giovane. Poi, purtroppo, mi sono infortunato. Quando è successo non ho capito a cosa sarei andato incontro perché non avevo mai avuto un infortunio serio. Ero come Superman, indistruttibile. Nessuno poteva 'rompermi'. Allora mi sono detto 'questo non è modo di smettere di giocare a calcio, voglio tornare e giocare come facevo prima'", ha puntualizzato lo svedese. "All'inizio della carriera non era così importante fare gol ma avere qualità e tecnica. A un certo punto è diventato diverso. Alla Juve mi hanno fatto capire 'qui siamo ad alti livelli, sei un attaccante, quindi devi darci gol. Se non li fai, non abbiamo bisogno di te'. Tutto era nuovo per me: grande squadra, grandi giocatori, grande allenatore, grande storia", ha spiegato ancora Ibrahimovic. "Dal primo giorno di allenamento alla Juve ho sentito Capello gridare 'Ibra'. Prendeva i ragazzi delle giovanili e li faceva allenare con me: loro crossavano, io dovevo fare gol. Ogni giorno per 30 minuti. Io volevo solo andare a casa perché ero stanco e non volevo più tirare né vedere la porta e i portieri. Sentivo sempre quell'urlo 'Ibra' e sapevo cosa significasse. Tiravo, tiravo", ha concluso lo svedese. (in collaborazione con Italpress)


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ROMA - Mentre da più parti si ipotizza un suo ritorno al Milan, dalla BBC rimbalzano nuove dichiarazioni di Zlatan Ibrahimovic, in perfetto stile Ibra. "Io vengo da un altro pianeta, lo Zlatan Planet, con qualche cosa che nessuno ha mai visto. Sono un ragazzo di quella zona che tutti chiamano 'ghetto'. Mi vedevano diverso, non mi facevano sentire benvenuto, ma ho mostrato loro qualcosa di diverso e ora gli altri mi seguono", ha detto lo svedese. "Quando ho deciso di andare in Inghilterra, ho parlato prima con diversi giocatori che conoscevo. Tutti mi dicevano di non andare, che non sarebbe stato un bene per la mia carriera perché in Inghilterra si viene giudicati dopo appena una stagione. Se non fai bene la prima diranno tutti 'che non servi a nulla', e che non ce l'hai fatta in Inghilterra. Queste parole hanno innescato in me la sfida: era quello che volevo sentirmi dire. Pensavano fossi vecchio; poi io, a 35 anni, ho fatto sembrare la Premier vecchia. Era una sfida e io non le ho mai rifiutate. La Premier dovrebbe esser felice del fatto che io non sia andato in Inghilterra 10 anni prima, altrimenti la sua storia sarebbe stata ben diversa", ha aggiunto Ibra.


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