Barcellona-Uefa, la sfida continua: ecco la situazione

I tifosi blaugrana non hanno preso bene la sanzione imposta al club per l’esposizione di bandiere catalane nella finale di Champions League e lo scontro sembra aperto
Filippo Testini
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BARCELLONA (SPAGNA) – “Catalonia is not Spain”. Un grido di rivendicazione, una speranza per molti catalani (non per tutti, va detto) e uno slogan che, come capita spesso, è entrato sempre di più nel mondo calcistico. I tifosi del Barcellona, in primis, da tempo sostengono la tesi dell’indipendenza dalla monarchia centrale spagnola e anche in occasione della sfida contro la Roma in Champions League lo hanno sottolineato. Al momento dell’ingresso in campo delle due squadre, infatti, buona parte dello stadio ha fischiato in segno di disappunto l’inno della massima competizione europea, esponendo, al tempo stesso, molte bandiere della Catalogna.

I MOTIVI – La contestazione dei tifosi del Barcellona alla Uefa, però, ha radici lontane. Tutto nasce dalla finale di Champions League giocata e vinta dai blaugrana lo scorso 6 giugno a Berlino contro la Juventus. In quell’occasione, infatti, i sostenitori Cules hanno esposto diverse bandiere della Catalogna sulle tribune dell’Olympiastadion. L’episodio non è passato inosservato, tanto da spingere l’Uefa a sanzione il Barcellona con una multa di ben 30 mila euro. Appresa la notizia i sostenitori dei blaugrana non hanno reagito bene, colorando il Camp Nou con ancora più bandiere catalane in occasione della sfida di Champions League con il Bayer Leverkusen del 29 settembre 2015. La sfida tra i tifosi del club e l’Uefa, quindi, sembra essere solo all’inizio.

LA SITUAZIONE – Spostando gli occhi dal campo alle sale dirigenziali, Josep Bartomeu, numero uno del Barcellona, ha difeso i propri tifosi nel corso dell’assemblea dei soci del club: «Le bandiere della Catalogna non sono vietate e non portano alla violenza, rappresentano tanti nostri sostenitori e non solo». Sul fronte politico, intanto, il Governo centrale di Madrid continua la sua lotta contro la rivalsa indipendentista della regione. La Corte costituzionale, infatti, ha deciso all'unanimità di sospendere in forma cautelare la mozione con la quale il Parlamento di Barcellona aveva dichiarato aperto il processo verso l'indipendenza.

SCENARI FUTURI – In caso di una scissione della Catalogna dalla Spagna, obiettivo degli indipendentisti da ottenere entro 18 mesi, tutte le squadre facenti parte della regione rimarrebbero fuori dalla Liga. Sull’argomento è stato diretto Javier Tebas, presidente della Liga spagnola, che ha dichiarato: «Il diritto sportivo è molto chiaro: le uniche squadre non spagnole ammesse sono quelle di Andorra». Barcellona ed Espanyol su tutte, quindi, dovrebbero rinunciare alla competizione che da anni le vede protagoniste.


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