United colors of  Leicester: così Ranieri e le Foxes hanno unito le cento anime della città

Oltre la metà dei 300 mila abitanti non è inglese: la storica impresa delle Foxes ha esaltato l’integrazione delle diverse comunità, fra le quali spicca l’italiana. Con l’eccellenza del più giovane cardiochirurgo pediatrico in Uk, il padovano Simone Speggiorin
United colors of  Leicester: così Ranieri e le Foxes hanno unito le cento anime della città
Alessandro Aliberti
6 min

LEICESTER - Ci sono un italiano, un thailandese, un algerino, un giapponese, un francese, un argentino e un inglese... No, non è una barzelletta, è l'inizio del miracolo Leicester. Una multinazionale del calcio nella città più multiculturale (dopo Londra) della multietnica Inghilterra. La grigia Leicester, agglomerato urbano in cui il concetto di convivenza multirazziale ha trovato libero sfogo prima che in altri posti: 55 moschee, 18 templi hindu, 9 gurudwara Sikh, 2 sinagoghe, 2 centri buddhisti.

Dei suoi 300 mila abitanti, più della metà sono non-native English. Ci sono gli indiani che negli anni ’70 vivevano in Uganda quando Idi Amin li cacciò. Ci sono polacchi e pachistani che si contendono i marciapiedi di Narborough Road che, secondo l’Economist, è la strada più multiculturale del Regno Unito. Ci sono turchi e greci che, contro ogni aspettativa, convivono pacificamente, impegnati a diffondere per le strade i profumi inebrianti del loro cibo. E ci sono, anche qui, tantissimi italiani (c'è anche il dott. Speggiorin, il più giovane cardiochrurgo pediatrico di tutto il Regno Unito, che opera al Glenfield Hospital) nella città diventata il centro del mondo grazie ad un altro italiano, Claudio Ranieri: le diverse etnie sono integrate e convivono in piena sintonia al punto che sociologi e politici parlano di «modello Leicester».

IL RICONOSCIMENTO DELL'ALTRO - La tolleranza fa parte della storia di questa gente, tanto che nel 2008 Leicester divenne la prima città inglese ad eleggere una donna asiatica a sindaco, Manjula Sood, un’insegnante emigrata in Inghilterra dall’India, nel 1970, assieme al marito, un ingegnere che lavorava per la Marconi:

«Pioveva, faceva freddo, la casa era umida, piena di scale, senza moquette e senza riscaldamento. Mi sono detta, e questa è l’Inghilterra?’», ricorda. Secondo il sindaco attuale, Peter Soulsby, se la città oggi e quella che è, buona parte del merito bisogna riconoscerlo agli immigrati: «Negli anni ‘70 e ‘80 le grandi fabbriche della città erano in crisi, stavano cambiando i metodi di produzione e le esigenze. Furono gli immigrati a capire prima degli altri che questo rappresentava un’opportunità e, se oggi vale ancora il vecchio detto, “Leicester veste il mondo”, il merito è della loro intraprendenza». Il riconoscimento dell'altro ha generato la base di ogni forma di convivenza: il rispetto reciproco.

GUARDA LA SECONDA PARTE DEL NOSTRO SPECIALE SUL MIRACOLO LEICESTER

IL VERO MIRACOLO - Il popolo lento del Leicester City non aveva mai sognato in grande. E ancora ora, oggi che la loro favola riempie le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, la gente di Leicester, se ne sta lì, sorridente in un angolo, birra in mano e sciarpetta delle Foxes al collo. A godersi la novità di questa improvvisa popolarità, tutti insieme come sempre, anche oggi che la loro favola evangelizza le masse in cerca di rivalsa. Sino a ieri, quella squadra che non aveva vinto mai nulla, era il simbolo di una quotidianità senza grosse aspettative: eppure loro l'amavano, come ovunque accade da queste parti con le piccole squadre di calcio.

Non per il successo, non per la gloria, ma per il senso di appartenenza. Che, in una città così multiculturale è ancora più incredibile, fa ancora più effetto. Questo è il vero miracolo Leicester, un miracolo che si compie tutti i giorni, non solo ora che il mondo conosce la sua storia. La favola esisteva prima che noi ce ne accorgessimo, quando nessuno guardava quella gente risalire, lenta e compatta, eppure felice e variegata, le strade che portano dal King Power Stadium al centro della città. Questa non è più soltanto una semplice, grandiosa storia di calcio.

GUARDA LA TERZA PARTE DEL NOSTRO SPECIALE SUL MIRACOLO LEICESTER

 

 

 

 

 

 

 

 

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA