Juve, giusto vendere Pogba e Vidal? Vota

Agnelli apre alla partenza degli assi: «Fino al 1° settembre non ci sono incedibili». Si scatena il dibattito Marchisio e Allegri, contratti fatti
Antonio Barillà
2 min

ROMA - La Juventus è sincera quando esclude l’esistenza di piani di cessione per Arturo Vidal o Paul Pogba, ma consapevole, nel contempo, della volubilità del mercato e della soggezione finanziaria della A davanti ai top club stranieri. Le parole di Andrea Agnelli, per cui gli incedibili sono tali solo dal primo settembre, più che dubbi o cattivi presagi, racchiudono una verità semplicissima: un’offerta irrinunciabile può sempre sedurre il campione o la società che ne detiene il cartellino. Il presidente rispolvera Bobo Vieri, il cui passaggio all’Atletico Madrid fu taciuto perfino all’Avvocato, per spiegare la fragilità delle certezze estive, ma potrebbe ricordare anche Zinedine Zidane, esempio di cessione dolorosa e intelligente: privandosi d’un fenomeno, però in cambio d’un tesoro, la Juve costruì uno squadrone e inaugurò un nuovo ciclo vincente. Portassero davvero 100 milioni per Paul, ne mettessero sul tavolo 30 per Re Artù, sarebbe doveroso minimo rifletterci e calcolare l’opportunità del sacrificio, ovviamente nel rispetto di differenti opinioni: c’è chi pur fidandosi del reinvestimento privilegia il cuore e ama le bandiere. Gira un filmato su youtube, a questo proposito, che è incipit d’una fiaba juventina: Claudio Marchisio dodicenne in maglia bianconera, autore d’un gol magnifico contro l’Inter. Il bambino è diventato campione, lasciando Torino una stagione sola per completare la maturazione a Empoli, e oggi, più che mai, è simbolo, 308 partite alle spalle e un nuovo contratto fino al 2020. Accanto al centrocampista, capace ancora d’emozionarsi, al momento dell’annuncio siede Agnelli: incoronazione definitiva - il presidente aveva presenziato ai rinnovi di Gigi Buffon e Giorgio Chiellini - e fermo-immagine d’una società in equilibrio fra tradizioni e futuro, padrona in Italia e tornata grande in Europa eppure sempre affamata. Il segreto? La programmazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA