Serie A, Totti-Strootman, Balo-Menez: il 2016 una nuova alba

Sono tanti i giocatori che escono da un lungo infortunio e sono pronti a rimettersi in gioco nel 2016
Serie A, Totti-Strootman, Balo-Menez: il 2016 una nuova alba
Furio Zara
5 min

MILANO - Nel 2016 toccherà far di nuovo l’appello. Balotelli Mario? Presente. È quello là in fondo, col muso lungo, no, non sta ascoltando, sta twittando qualcosa. Dicono si sia rasserenato. Ha postato i suoi propositi: il 2016 sarà il suo anno. Però l’aveva detto anche nel 2015: vale o non vale? Vedremo. Menez Jeremy? Presente. È quello che si è alzato in piedi, allora non ha più mal di schiena? Ha portato pure il certificato. Assenza lunga, la sua. Quando ci siamo visti l’ultima volta, caro Jeremy? Il 29 aprile, Milan-Genoa 1-3. L’ernia discale l’ha tenuto lontano da tutto per lunghi sette mesi. Il francese e Supermario stanno intensificando i carichi di lavoro; la loro entrata in scena andrà a rivoluzionare il reparto d’attacco del Milan.

Andiamo avanti: Totti Francesco. Dal fondo della classe parte un coro: capitano, mio capitano. La Roma ha bisogno di lui, di un’idea forte a cui appoggiarsi. Tra uno slittamento e l’altro non lo vediamo in campo dal 26 settembre, 5-1 al Carpi, quel giorno giocò soltanto sei minuti prima di abbandonare. Di solito in questi casi il verbo chiave è: scalpita. Si dice così dei cavalli irrequieti, quando battono il terreno con gli zoccoli. L’immagine è quella anche per Strootman, lui di calvari ne sa qualcosa. Negli ultimi diciotto mesi è stato operato tre volte al ginocchio. L’ultima volta che è uscito dalla clinica gli hanno detto: tre mesi e sei in campo. Ci siamo. Nessuna previsione, nessuna data cerchiata di rosso sul calendario; per l’olandese solo la speranza di poter tornare ad essere quello che era.

LA NUOVA ALBA - Ce n’è un sacco, di giocatori che escono dalla parentesi e si rimettono in gioco; gente che finalmente può uscire dall’infermeria e fare rivedere in giro, proprio come quelli di «Les Revenants», solo con meno spargimento di sangue. Vidic, per esempio. Quest’anno, non pervenuto. Torna abile e arruolabile, ma all’Inter non c’è più posto: partirà. A Firenze si è (ri)messo in fila Blaszczykowski. Giocando con la nazionale polacca, si era infortunato a metà novembre (diciamo che aveva perso un paio di consonanti). Doveva rientrare, non l’ha ancora fatto. I tempi di recupero, è una regola, sono elastici: come il chewing gum. Sousa lo aspetta. Lo sanno tutti gli infortunati. Il problema è la ricaduta. Per informazioni chiedere in casa Juve a Lemina e Pereyra: le ultime settimane sono state a singhiozzo. Torna, non torna, si alza, cade. Alla ripresa dovrebbero esserci pure loro.

Il Toro aspetta Obi, l’Udinese Hertaux, il Verona Romulo, il Carpi Fedele. Quella di Mattiello al Chievo è una storia ad ostacoli. All’ospedale Sacro Cuore di Negrar, in provincia di Verona, lì dove è stato operato due volte, ha fatto amicizia con tutti. Ora ha voglia di tornare in campo per mantenere fede a quelli che dicevano: è una promessa. Fantasma da due mesi anche Pinilla: l’infiammazione al ginocchio non dovrebbe più essere penalizzante. Il 2016 sarà una nuova alba anche per lui. A Bologna sperano di recuperare Giaccherini, Rizzo e Crisetig; più l’oggetto misterioso, lo svedese Krafth: è arrivato infortunato (lombalgia), ha giocato quarantadue minuti col Carpi (era il 24 ottobre), l’hanno azzoppato, contusione alla tibia, chiamate Chi l’ha visto. Occhio, sempre a Bologna gennaio sarà il mese del ritorno in campo di Zuculini, che si era spezzato il crociato ad aprile (sempre col Carpi: allora è una maledizione), tra una seduta e l’altra col fisioterapista si è dedicato alla musica, mescolando così l’amarezza con l’inno alla gioia: l’altra sera ha debuttato in un locale bolognese con la Zucu’s Blues Band, nella formazione titolare lui è quello alle tastiere.

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