Calciomercato Milan, conferme cinesi: no a Berlusconi

Gli investitori annullano l’incontro previsto per il weekend: ora è muro contro muro. Il rinvio è dovuto a "motivi logistici" ma il duro sfogo del presidente aumenta le distanze
Calciomercato Milan, conferme cinesi: no a Berlusconi© ANSA
Furio Fedele
3 min

MILANO - Come era prevedibile lo sfogo («I cinesi mi vogliono cacciare») di domenica scorsa a Brugherio del presidente Silvio Berlusconi, sembra aver aperto una profonda crepa nella trattativa per la cessione del Milan al gruppo di investitori che fa capo all’advisor statunitense Sal Galatioto che ha nominato in Italia Nicholas Gancikoff quale suo referente. La notizia arriva direttamente da ambienti vicini alla Fininvest dove, comunque, si sta continuando a lavorare per ottimizzare la trattativa. Ma la delegazione (guidata proprio da Gancikoff) che rappresenta gli investitori cinesi non verrà più a Milano nel prossimo week-end come era stato annunciato già da diverso tempo. Era attesa non solo a Villa San Martino per conoscere Silvio Berlusconi, ma anche sabato in tribuna a San Siro per assistere alla finale di Champions League fra Atletico e Real Madrid. Comunque sembra che si tratti solo di un rinvio, ma è chiaro che che la situazione si è concretamente complicata.

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DISTACCO - Appare evidente che Silvio Berlusconi non è affascinato dall’ipotesi che si presenta all’orizzonte perché, come lui stesso ha detto pubblicamente, i nuovi proprietari non hanno intenzione di confermare la sua carica, la sua indiscutibile trentennale leadership. Al massimo la ridurebbero a quella, minimalista e poco gratificante, di presidente onorario. Questo è aspetto della vicenda che l’ha ferito, l’ha innervosito, motivandolo ancora di più ad andare avanti, se sarà necessario, alla guida del suo Milan. Da solo, non ci sarebbero problemi, ma anche con la possibilità di perIustrare nuove piste che condurrebbero ad altri soci e investitori. I motivi che hanno bloccato il primo appuntamento ufficiale fra le due delegazioni sarebbero da addebitare a non meglio precisati «problemi logistici e burocratici». Ma la ribellione del numero 1 rossonero a una sua possibile e clamorosa esclusione dai ranghi societari ha sicuramente rallentato l’arrembaggio dei cinesi al Milan. Anche perché, da fonti vicine ai nuovi investitori, è assolutamente vero il fatto che i presunti nuovi padroni non hanno intenzione di confermare Silvio Berlusconi a capo del club. Per nessun motivo. La frattura venutasi a creare dopo lo sfogo di domenica sera potrebbe essere rimarginata solo nel caso in cui si arrivasse a un compromesso. Che, almeno in questo momento secondo quello che si apprende su entrambi i fronti, non ha ragione di esistere.

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