NAPOLI - Sembrerà una moda: ma non lo è. E non va ritenuta una tendenza: è una scelta, è un’«idea» di calcio assai affine, è una fase d’una vita da vivere meravigliosamente, lasciandosi cullare da quest’onda anomala che rappresenta il futuro. Orange è bello e si può restare a galleggiare tra i canali di Amsterdam anche se Klaassen ha detto no: perché lì c’è una scuola che storicamente produce calcio - ed attori - e conviene spaziare nell’universo Ajax, intrufolandosi per tentar di far la spesa.
FOTO: INCONTRO SARRI-DE LAURENTIIS
SCATTANTE - Ma ci si aggiorna di ora in ora e dopo che Davy Klaassen ha chiesto, educatamente, di non insistere, è rimasta comunque la tentazione di darsi una pennellata d’arancio, provando a riflettere su Anwar El Ghazi (21), un ragazzino a cui madre natura ha offerto talento in abbondanza, uno di quegli esterni che una volta si chiamavano ali e che nel tridente c’è cresciuto, perché lì è 4-3-3 dalle culle e poco importa se poi qualcosa sia stata riveduta nel tempo.
OBIETTIVO - Sono questi i profili a cui si rivolge il Napoli, quando può, e i ripetuti viaggi in Olanda hanno avuto sempre almeno un senso: tutto è cominciato per spiare continuamente Klaassen, poi è spuntato nella sua esuberanza El Ghazi - ventuno gol in settantanove partite - che s’è preso la scena e l’ha condivisa con Bazoer, divenuto però economicamente più grosso delle proprie qualità e dunque rimasto laterale (momentaneamente) agli interessi di Giuntoli. Mentre El Ghazi s’è inchiodato nel data-base, è divenuto una piacevolissima ossessione da custodire, da coltivare, possibilmente da acquistare.
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