Calciomercato, Sabatini racconta tutto: «Gervinho non lo volevo. Rabiot saltato per la mamma»

Il ds si fa scappare anche un'indiscrezione, confermando Monchi alla Roma: «Quattro centri di pensiero, Roma, Londra, Boston e presumibilmente Spagna»
Calciomercato, Sabatini racconta tutto: «Gervinho non lo volevo. Rabiot saltato per la mamma»© Bartoletti
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ROMA - Sabatini racconta tutto. L'ex ds della Roma rivela molti retroscena del calciomercato, in un'intervista al Venerdì di Repubblica. Tra colpi fatti, e altri mancati, il ds si fa scappare qualcosa anche sul futuro della Roma, che probabilmente prevede l'arrivo di Monchi come ds: «La Roma attualmente dispone di quattro centri di pensiero, di cui tre egregiamente funzionanti, a Roma, a Londra, a Boston e presumibilmente in Spagna. Quando tutto sarà convogliato in un unicum la Roma avrà un futuro opulento, anche se è consigliabile occuparsi di presente perché il calcio declina solo questo tempo e mi pare che la squadra attuale lo meriti e lo richieda».

Tutto sulla Roma

RABIOT - Parlando delle sue trattative, il pensiero va a Rabiot, che per un soffio non è riuscito a portare alla Roma. «La trattativa è quasi conclusa, siamo a buon punto, manca solo l'ultimo accordo con la madre che è anche la sua procuratrice e che è molto arrabbiata con il Psg, che secondo lei non valorizza il figlio. L'appuntamento è a pranzo. Al parking c’è l'altro figlio di Veronique che ci aspetta al termine di una strada sterrata, un tipo inquietante, viene dalla Legione straniera, è seduto su una sedia, in un parcheggio dove non c’è nessuno. Scena da film.

Parliamo, l'accordo è fatto, lei, la madre, prima di alzarsi aggiunge una cosa, nessuno mi traduce, ma io intuisco, chiedo conferma, mi infurio. Urlo: come si permette? E me ne vado. La madre voleva parlare con Garcia. Mai e poi mai. Se concedi a una madre il tu per tu con l'allenatore in un attimo te la ritrovi nello spogliatoio».

GERVINHO - Gervinho, ammette, non voleva prenderlo: «Sono a Londra. Alla Roma è arrivato Rudi Garcia che mi chiede Gervinho, gli dico no, anzi glielo faccio dire da Massara, vista che non parlo francese. E’ l'unica richiesta che mi fa Garcia, non chiede altro. Sono in imbarazzo, ma insisto, non voglio prenderlo. Faccio la trattativa con l'Arsenal e gioco spudoratamente al ribasso, sperando che rispondano no. Vado a cena in un ristorante italiano, si affaccia il cuoco, mi riconosce e mi chiede: non mi dica che è qui per comprare Gervinho? Anche lui, non è convinto. Però poi Gervinho lo prendiamo e quando il giocatore va bene do pubblicamente credito a Garcia della bontà della sua scelta».

Nainggolan bomber

PJANIC E NAINGGOLAN - «L'affare Pjanic è stato una corsa contro il tempo. Lo prendiamo nel 2011 a 10 minuti dalla chiusura del mercato, a un passo dal perderlo. In quei momenti tutto corre veloce: il cuore, le vibrazioni, lo stress. E’ un'operazione avventurosa, mando un aereo privato prenderlo per le visite mediche, con Tempestilli e Fenucci che sudavano, perché in quei momenti i collaboratori devono trovare i milioni, le coperture finanziare, il consenso della società. Radja Nainggolan, che era del Cagliari, è stata un'altra trattativa complessa, estenuante, bellissima, conclusa trovando una soluzione alle quattro e mezza di mattina, dopo una telefonata a Cellino e una notte problematica».

IL SOFTWARE - Non ama i software e le macchine, preferisce affidarsi all'istinto. Forse è questo il motivo principale per cui ha dato le dimissioni: «Non sono contro la scienza, la modernità, ammiro la logica, ma se a dettare le scelte del mio lavoro è un programma, un software che tratta gli uomini come numeri e come pezzi di ricambio non ci sto. Non si tratta di lottare contra Big Data o il Grande Fratello, i numeri sono utili, bisogna tenerne conto, ma l'intelligenza artificiale applicata al calcio ha bisogno di mediazioni. Se devo comprare qualcuno e sbilanciarmi devo poter contare anche il mio occhio e la mia riflessione. Uno sciamano sa, per altre vie. Ci vuole rispetto per ogni esperienza».


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