Calciomercato, Monchi strizza l'occhio alla Roma: «Voglio nuove sensazioni»

Il direttore sportivo del Siviglia ha ammesso di sentire l'esigenza di misurarsi in nuove realtà. I tifosi della Roma possono iniziare a sognare
Andrea De Pauli
6 min

BARCELLONA (SPAGNA) - “Mi piacerebbe lavorare in Francia o in Italia. Più chiaro di così non poteva essere Ramon Rodrigo Vermejo, noto a tutti come Monchi, il Re Mida dei direttori sportivi iberici, davanti alle telecamere della trasmissione di culto El Club, trasmessa da BeIn Sports España. Accostato con crescente insistenza alla Roma, l’uomo che, dopo aver risollevato le sorti del Siviglia, accompagnandolo alla conquista di 5 Europa League e, ora, a lottare addirittura per la Liga, che lo vede in questo momento al secondo posto ad un solo punto dal Real Madrid, non ha nascosto il suo desiderio di misurarsi con realtà differenti.

«In Inghilterra certamente girano più soldi, ma vedo troppa distanza tra la proprietà e i direttori sportivi. Io ho bisogno di un maggior potere decisionale, per questo sono convinto che in Ligue 1 e in Seria A potrei lavorare meglio. Ho bisogno di sfide. Sono come il Siviglia, sono un ribelle».

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TUTTI D’ACCORDO - Interrogato dal popolare comunicatore calcistico spagnolo Axel Torres, davanti allo sguardo interessato di Jorge Valdano e degli altri ospiti del programma, Monchi ha spiegato con serena inquietudine il suo stato d’animo. «In realtà, non c’è un motivo concreto che mi spinga a un cambiamento. E non c’è neppure una data prefissata. Questo sì, c’è un desiderio di vivere altre sensazioni, altre situazioni che si possano produrre in un futuro. Il fatto è che sono intimamente sevillista. Sono arrivato qui come giocatore a 18 anni e, dopo 30 anni, sono ancora qui come dirigente. Sento il bisogno di cambiare, di sperimentare e questo accadrà in un futuro». La data per la partenza, a quanto pare, non è stata ancora fissata, anche se ci sono diversi indizi che fanno pensare che accadrà al termine della stagione. «Me ne andrò quando si daranno le condizioni necessarie per la mia uscita dal club. Non sarà una scelta unilaterale, ma bilaterale. Dovremo essere tutti d’accordo». Solo qualche ora prima, si era parlato di un possibile addio già dopo la chiusura del mercato invernale. «È una notizia che è circolata a Siviglia. Si è detto che il nuovo club avrebbe pagato la clausola rescissoria, ma è esattamente quello che non voglio. Dev’esserci piena concordanza. È chiaro che è una scelta difficile, specie ora che le cose vanno così bene».

SOGNANDO IN GRANDE - Ancora in corsa per la Champions League, dove se la vedrà con il Leicester di Claudio Ranieri, il Siviglia sta lottando ad armi pari con Real Madrid e Barça in campionato. «Se per vincere la Liga ci vorranno molti punti, non ci starà storia, perché i nostri rivali sono in grado di dar vita a strisce di 8-10 vittorie consecutive. Difficile che noi possiamo arrivare a 90 punti. Ci servirebbero 16 successi nelle prossime 19 partite. Se la quota scudetto sarà poco superiore a 80, allora sì che abbiamo possibilità, perché nasconderci. Dipenderà da noi, ma anche da cosa faranno le rivali. Di sicuro non firmiamo per il terzo posto, comunque. Sarebbe da mediocri e il nostro allenatore è tutto, fuorché un mediocre».

LA FORMULA MAGICA - L’uomo che ha scommesso su Jorge Sampaoli, dopo aver scoperto calciatori della qualità di Dani Alves, Sergio Ramos e Rakitic, solo per citarne tre, non vuol prendersi troppi meriti per le imprese recenti del club andaluso. «Sarebbe da egocentrici pensare che una sola persona possa essere l’unico colpevole di quello che sta succedendo a Siviglia. È merito di moltissime persone”. Poi ha spiegato il segreto del suo tocco d’oro. “Non ho inventato nulla”, la candida ammissione. “Mi sono ispirato a club come il Lione e al Porto, società che comprano spendono poco e vendono piuttosto bene e, per di più, hanno accompagnato queste operazioni con successi sportivi. Ho cercato di portare questo a Siviglia, in un momento difficile a livello economico per il club. Ci siamo trovati nella situazione di generare attivi scoprendo i talenti prima della concorrenza». Ma il vero segreto, alla fine, qual’è? «La chiave è la coordinazione con l’allenatore nel momento in cui si individuano i nuovi rinforzi. Se non sei capace di leggere il profilo esatto dei giocatori di cui ha bisogno il tuo allenatore, per quanto buono possa essere il calciatore in un altro contesto, non trionferà». Paiono profilarsi, pertanto, lunghe chiacchierate con il possibile nuovo ds per Luciano Spalletti. C’è poi, un ultimo ingrediente nella formula magica di Monchi. «I vari Jovetic, Nasri e Banega sono arrivati qui dopo un periodo deludente e hanno trovato l’affetto che mancava loro. Questo club ha la qualità di stare veramente vicino ai suoi giocatori, li fa sentire accolti, coccolati, importanti. Se si crea questa atmosfera, il giocatore finirà per esserti perfino grato e darà il meglio di sé».

@andydepauli

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