DELA ATTENDE - E’ un complicato gioco di clausole e sentimenti, un groviglio magico e misterioso, un intrigo che ha una scadenza e migliaia di pensieri: ma il 31 maggio (però anche prima), rien ne va plus, dentro o fuori, dopo lucide analisi e un confronto che s’annuncia amicale, fondato sulla stima, sulla contrapposizione dialettica, sul confronto. Dice il contratto che Maurizio Sarri ha la possibilità di liberarsi dell’accordo pluriennale, scadenza giugno 2020, versando otto milioni di euro; oppure che il Napoli può non esercitare quel rinnovo automatico dal primo giugno, pagando un milione di euro (lordo). Ma questo è il vincolo giuridico, mica l’emozione: De Laurentiis ha scelto Sarri tre anni fa e quel progetto ha ancora vita lunga («io del mio allenatore sono innamorato») e gli sarà ribadito con adeguamento economico e prolungamento; e Sarri, che ha scoperto la felicità estrema nei pubblici riconoscimenti del San Paolo, più che aspettare avances attende risposte da se stesso («il rinnovo è un falso problema, io devo essere in grado di restituire alla gente il loro amore sentendomi in condizione di dare il 100%»). Il calendario (dell’appuntamento) rimane secretato, ma non si arriverà alla fine di maggio, per ovvi e vari motivi: non può consentirselo e non se lo augura il Napoli, non lo vorrà neanche Sarri. E stavolta, più che le strategie di parte, al tavolo delle trattative ci finiranno il Progetto, le ambizioni, il mercato, il Centro Sportivo, argomenti convergenti ma da definire.
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