Vado a piedi a Pordenone

A quindici minuti dalla fine dei tempi regolamentari, mi “suicido” su Twitter: “Se vanno ai rigori vado a piedi a Pordenone”. Un casino...
Vado a piedi a Pordenone© ANSA
Ivan Zazzaroni
4 min

Tutta colpa delle serate nostradamus. Poco prima della fine del primo tempo di Marassi, sull’1 a 0 per il Genoa saluto la redazione con una previsione: “Questa finisce 2 a 1 per l’Atalanta”. Più tardi, a Gazzetti, il collega che dopo essersi complimentato su WhatsApp mi chiede come finirà Inter-Pordenone (e accontentati, Michele, cazzo!) rispondo così: “Passa l’Inter, ma il sogno è 0-0 e supplementari”.

Poi, sapete com’è, il giochino ti prende la mano e cominci ad appassionarti e a titillare il tuo narcisismo da Paolo Fox tifando Pordenone, non contro l’Inter: è la sindrome di Robin Hood che toglieva ai ricchi per donare ai poveri – Hood non è mai stato ministro della Repubblica, purtroppo.

A quindici minuti dalla fine dei tempi regolamentari, presissimo, mi “suicido” su Twitter: “Se vanno ai rigori vado a piedi a Pordenone”. Un casino. Quasi 400 retweet, 1.200 mi piace, oltre 62mila visualizzazioni, i commenti e gli inviti di ogni genere ve li lascio immaginare. C'è “chi mi aspetta a Treviso per uno spritz”, ma anche chi mi schifa: “Abito in provincia di Pordenone. Se arriva lui vado via io” (dormi tranquillo); oppure chi per simpatia o semplice solidarietà azzarda un tentativo di salvataggio in corner: “Ivan, ora un selfie a Pordenone è il minimo sindacale”. Il Pordenone calcio, che ha due social media editor brillantissimi, mi aspetta a braccia aperte fornendo le indicazioni per lo stadio.

Fino a ieri Pordenone era una serie di volti e ricordi: “Icio” Perissinot amico-navigatore, il Rally di Piancavallo, il servizio militare di mio fratello a Portogruaro e quel salto a Pordenone per comprargli scarponi più pesanti, il mio compagno di classe delle medie Piero Della Valentina, quello dei pallet a Sacile. Oggi Pordenone è un obbligo di selfie.

IL WEB SI SCATENA SUL PORDENONE

Anche nei confronti di quel pirla di Kubi Turkyilmaz, ex di Brescia, Bologna e Galatasaray, che stamane mi ha inviato i commenti degli svizzeri: “Mai scommettere a cuor leggero contro gli underdog, perché alle volte le squadre che sulla carta non hanno alcuna speranza sulla carta possono riservare sorprese… Specie se dall’altra parte c’è la 'pazza' Inter, squadra capace di imprese leggendarie come di flop clamorosi”. E dovevo farmelo dire da un ticinese? Tifavo pro, non contro. In marcia.

 


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