Roma, alla sagra dell’errore

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Roma, alla sagra dell’errore© ANSA
Ivan Zazzaroni
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Tutto il buono di Napoli a Napoli è rimasto. Tre giorni dopo, contro la Cremonese in un quarto di coppa più che accessibile, la Roma ha mostrato il suo volto peggiore sbagliando tutto quello che era possibile sbagliare. Troppo povera la formazione iniziale e troppi gli errori che hanno portato al rigore realizzato da Dessers e all’autogol di Celik. È stata sfortunata anche, ma non può valere come attenuante, dal momento che non si contano i passaggi fuori registro, le incertezze, gli arretramenti, i grigiori, le confusioni mentali. È stata una Roma a lungo imbarazzante, particolarmente nella prima parte: a un certo punto, sullo 0-2, è sembrata una partita segnata. Dal primo minuto Mourinho ha voluto mostrarci l’altra Roma: fuori Smalling, Matic, Zalewski, Dybala, Abraham e dentro - tutti insieme - Kumbulla, Tahirovic, Celik, Volpato e Belotti. Una rinuncia alla qualità (per questioni di sopravvivenza fisica) , un azzardo che la squadra ha pagato pesantemente. Sono così emersi tutti i limiti della rosa, più volte segnalati dal tecnico stesso.

La mancanza di coraggio

Ciò che ha maggiormente impressionato è stata la mancanza di coraggio e precisione di Cristante, dei giovani Tahirovic e Volpato, la scarsa lucidità di Mancini, sempre in guerra con qualcuno e con se stesso; di Celik abbiamo ormai fatto la radiografia: ha solo la corsa, i piedi a quello gli servono. Però si impegna. E dire che la serata era cominciata con qualcosa di buono, almeno nelle intenzioni. Non un gol, ma un assist di Zaniolo dopo una lunga serie di autogol. La sua partita non è ancora finita. E questo assist ha un valore intrinseco, anche se non è del tutto spontaneo e se dai tifosi sono subito fioccati i “paraculo”. Per la prima volta Nicolò ha ascoltato un consiglio giusto. No, non quello del Corriere dello Sport , giammai («I’m sorry, Dan and Mou», il nostro titolo di ieri, quantunque…) bensì quello di Claudio Vigorelli, l’agente che da quattro anni ne gestisce con molte difficoltà gli umori, i malumori, le gioie, le tante insofferenze e i troppi voli.

L'assist di Zaniolo

Nico ha scelto una lettera pubblica e per tutti. Attraverso l’Ansa ha fatto sapere che «sono state dette e scritte molte cose che mi riguardano in queste ultime settimane e parecchie non sono veritiere (avrei evitato la premessa: qualche spiacevole verità è stata perfino omessa, nda). Sono arrivato a Roma da sconosciuto e Roma e i romanisti mi hanno accolto come uno di loro. Mi hanno trasmesso fiducia, coraggio e affetto nei momenti terribili e bui degli infortuni… A 23 anni ho vissuto esperienze che molti miei colleghi non vivono in un’intera carriera: cadere, rialzarsi, cadere di nuovo, rialzarsi ancora, vincere. In questi ultimi mesi ho attraversato un periodo delicato, in cui risultava difficile capire quale sarebbe stato il mio futuro professionale. Mi sono però sempre impegnato sul campo e in allenamento con la massima professionalità» . Infine la parte migliore, la più efficace: «Il futuro è nelle nostre mani: io tendo la mia e mi metto a completa disposizione della famiglia della Roma» . Il futuro di Nico è nelle mani dei Friedkin .


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