Memories, «Lazio, amore toccata e fuga»

Proietti Farinelli: «Ho giocato solo tre gare. Conobbi Chinaglia a Massa e lo segnalai...»
Memories, «Lazio, amore toccata e fuga»
Daniele Rindone
2 min

ROMA - All’inizio della favola finì in fuorigioco: «Debuttai con la Lazio nel 1965, in A, a Messina. Tre presenze in tutto, due nel 1966. Ero la riserva di Governato, il mio mentore». Si cacciò in un equivoco: «Nel ‘67 rientrai dal prestito alla Massese, avrei dovuto giocare in B con la Lazio. Ci fu un disguido con il presidente Fiore. Il giornalista Ezio Luzzi mi stimava molto e un giorno, passeggiando in ritiro, mi disse “Vincenzo, la Lazio punta su di te”. Io risposi “Ezio, se non mi danno i soldi vado altrove, anche in C”. Luzzi titolò “Proietti, o mi danno i soldi o vado via”. Mi mandarono a casa, giocai nel campionato De Martino e lo vinsi. Fini così». E’ lo strano caso di Vincenzo Proietti Farinelli. Tre presenze in A con la Lazio, un grande talento sfuggito. 

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GLI INIZI - Proietti, classe 1945, da San Polo dei Cavalieri, ha sempre dribblato tutti: «Mio padre voleva che studiassi. Giocavo di nascosto in una squadra di quartiere, scappavo di casa. Roma e Lazio mi videro. Papà era laziale, mi disse “a questo punto vai alla Lazio”. A 12 anni diventai biancoceleste, feci la trafila. Iniziai da numero 11, ma Enrique Flamini mi vedeva da 10. Diceva che gli assomigliavo, che le mezzali più forti erano Proietti e Gagliardi, che i migliori erano Proietti, Lorenzetti, Dolso e D’Amico». Proietti a Massa incontrò Chinaglia: «Quando tornai dal prestito alla Massese dissi a Juan Carlos Lorenzo che avevo visto due grandi giocatori. Uno ero io (risata, ndr), l’altro era Chinaglia. Ma doveva fare tre anni tra i semiprofessionisti per essere tesserato».

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