Conte e l'Italia, due anni intensi: fra polemiche e successi

Il ct lascia la Nazionale dopo due anni vissuti intensamente: ripercorriamo tutte le sue tappe
Conte e l'Italia, due anni intensi: fra polemiche e successi© ANSA
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MONTPELLIER - Due anni vissuti intensamente, dalle ceneri del Mondiale brasiliano a Francia 2016: non poteva essere diversamente, per l'Italia di Antonio Conte, chiamata nell'ultimo biennio a risollevarsi sotto la guida di un ct allievo di Sacchi, profeta dell'intensità, cultore del lavoro e del sacrificio. Un ct senza se e senza ma. Carlo Tavecchio scelse l'ex allenatore della Juventus, perché serviva un condottiero, in grado di risollevare le sorti del calcio azzurro, dopo il clamoroso flop al Mondiale brasiliano. "Il progetto-rilancio", voluto dal presidente federale aveva una sola opzione e, visti i risultati all'Europeo in Francia - dove l'Italia partiva con l'etichetta di vittima annunciata - si è realizzato in poco meno di un paio d'anni.

FOTO: LA STAMPA TEDESCA GIOISCE

In quasi 24 mesi di azzurro, Conte è riuscito a trasformare in squadra una Nazionale che andava rivista e corretta, non rifondata totalmente. Partendo dallo zoccolo duro di fedelissimi della Juve, Buffon, Chiellini, Bonucci, Barzagli, Marchisio, Pirlo (finché ha potuto), ha ricreato un clima positivo, conquistando la qualificazione all'Europeo in Francia senza passare dall'appendice di un rischioso play-out (nel girone c'era lo spauracchio Croazia, fucina di campioni). L'esordio a Bari, la città che lo aveva lanciato come allenatore, a inizio settembre 2014 ed è nel segno della vittoria: 2-0 all'Olanda terza in Brasile, Conte subito lì a urlare e sbracciarsi da bordo campo dando subito l'impronta di un ct che tiene sempre tutti sulla corda e sta male a perdere.

FOTO: ITALIA KO CON LA GERMANIA, LE PAGELLE

Partenza lanciata, perchè dopo pochi giorni la nuova Italia coglie la sua prima vittoria in Norvegia, un altro 2-0, e poi a ottobre fa il pieno contro Azerbaijan e Malta (due 1-0 preziosi) lancia un messaggio alla Croazia. In campo, invece, il segnale arriva da Pirlo e Pellè; il primo, oramai americano, ha ritmi rallentanti e comincia a uscire dall'orbita azzurra, il secondo segna a La Valletta. Sarà una nazionale operaia, di nuovi giocatori dimenticati o mai comparsi nel panorama azzurro, la generazione del 2006 - intramontabile Buffon a parte - sta tramontando.

GIANNINI: «ZAZA DOVEVA ENTRARE PRIMA»

A novembre, arriva l'esame più duro: la Croazia tutto talento. Conte sa che il gap è tanto, e chiede ai suoi 'il fuoco dentro' per colmarlo. A San Siro, finisce 1-1 nella partita della vergogna per gli hooligans croati che interrompono il match lanciando petardi: la Croazia fa la partita, l'Italia tiene e conferma che non ci sta mai a farsi mettere sotto. Pochi giorni dopo, il 18 novembre, un'altra amichevole: 1-0 all'Albania a Genova, a scaldare il clima ci pensa il ct lanciando un grido di allarme. "Della nazionale non interessa nulla a nessuno"; la sua denuncia.

BUFFON IN LACRIME: «COSI' FA MALE»

L'azzurro sta per andare in letargo invernale, il ct è insofferente per la mancanza di stage e la disponibilità dei club a un progetto di rinascita. Un malessere che alimenta voci di separazione, alle quali in realtà il ct non pensa. Di pari passo, comincia la fase più delicata del biennio contiano. Il 28 marzo si riparte da Bulgaria-Italia, è un 2-2 prezioso, con Eder che evita il ko. Tre giorni dopo altra amichevole, a Torino contro l'Inghilterra e altro pari (1-1): la lunga attesa per il ritorno contro la Croazia porta a Spalato al secondo pareggio - identico risultato di Milano - contro i rivali per la corsa a Euro 2016, sempre dietro nel girone. È anche la sera della svastica sul campo disegnata dagli ultrà croati, la Uefa penalizzerà la nazionale di Kovac aumentando il distacco degli azzurri in testa al girone.

FOTO: DELUSIONE AZZURRA IN PIAZZA

Prima dell'estate, però, arriva la prima sconfitta dell'era Conte: 1-0 col Portogallo a Ginevra. È il 16 giugno, appuntamento a dopo l'estate. Pirlo è uscito definitivamente dal giro, oramai è la nazionale operaia: arriva tra settembre e ottobre un filotto di tre vittorie (1-0 a Malta, 1-0 alla Bulgaria, 3-1 in casa dell'Azerbaijan) che qualifica gli azzurri con un turno di anticipo. Per strada si è perso anche De Rossi - protagonista a Palermo co l rigore della vittoria sui bulgari e un'espulsione -, a Roma contro la Norvegia è festa e Italia-show: 2-1 nell'ultima del girone.

FOTO: PELLE' SPACCONE

Ora si pensa all'Europeo. Il primo test, il 13 novembre a Bruxelles, coincide col giorno del Bataclan: la paura del terrorismo incombe anche su Francia 2016. In campo, è un 3-1 più severo di quanto non dicano le prestazioni, ma da tutti è interpretato come il cambio di gerarchia: il Belgio tra i padroni del mondo, l'Italia arranca. Dopo il pari con la Romania pochi giorni dopo (2-2), arriva marzo 2016 con due test eccellenti: la Spagna, ed è 1-1 con prestazione, la Germania, ed è tracollo (1-4).

FOTO: ITALIA IN LACRIME IN CAMPO

A novembre Conte ha pensato di firmare il rinnovo per la sfida del Mondiale Russia 2018, ma la scelta finale cade sulle offerte Chelsea: il ct, la sua motivazione, non ci sta a guidare una nazionale negletta. Gli stage richiesti non arrivano, la finale di Coppa Italia non è spostata, Conte va all'Europeo adattandosi. Perde per strada anche Verratti e Marchisio, così torna alla sua certezza tattica - il 3-5-2 -, ripesca De Rossi, prova tanti giovani, poi parte per la Francia con due test (1-0 alla Scozia, 2-0 alla Finlandia) confortanti. La prima sfida è il Belgio, l'Italia sa già che dopo Conte ci sarà Ventura, ma a Euro 2016 emerge il valore aggiunto del tecnico in carica: la cronaca di questi giorni, fino all'amaro epilogo dei rigori. 


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