Gianni Togni: «Roma, il problema non è Garcia»

Il cantautore romano ci ha raccontato la sua passione calcistica tinta di giallorosso: «Il calcio italiano ha perso appeal e i campioni ormai vanno a giocare altrove. La musica di oggi ha perso originalità»
Gianni Togni: «Roma, il problema non è Garcia»
Simone Zizzari
5 min
ROMA - «Il problema non è tanto la Roma con o senza Garcia quanto il campionato italiano in generale: abbiamo perso appeal. I campioni una volta venivano a giocare in Italia, ora non più». Il cantautore Gianni Togni, romano e romanista, ci ha raccontato così la sua delusione da tifoso giallorosso e, più in generale, da amante del calcio tradito dal business che gira intorno al pallone. Il cantante 58enne esce con un nuovo album "Il bar del mondo", un lavoro da artigiano, realizzato senza l'uso di sintetizzatori o tastiere, «proprio come si faceva una volta». Il suo indie/rock raffinato lo ha reso celebre in Italia e all'estero. Lui, però, il successo ha saputo gestirlo sapientemente, mettendo sempre davanti a tutto la sua musica e i suoi testi. Da "Luna" a "Semplice", da "Per noi innamorati" a "Segui il tuo cuore", sono tante le hit sfornate da Togni. «Non ho grosse aspettative con l'uscita di questo album, non possono esserci in un mercato così depresso dove c'è poca voglia di scoprire», ci ha raccontato al telefono. «L'album sta andando bene e la cosa mi fa piacere perchè anche questa volta ho sfornato un lavoro da artista, continuando a seguire i miei sogni e le mie follie mentali. Sono riuscito a realizzare un album diverso da quelli attuali, tutti omologati e pronti per essere trasmessi in radio. Le canzoni di oggi per funzionare devono avere una durata breve e suonare ad un un ritmo predefinito. Io però non sono una fabbrica al servizio delle radio ma un artigiano e quindi al posto degli effetti ho usato l'orchestra sinfonica, al posto delle tastiere la fisarmonica e il violino. Ho scritto pezzi rock con strumenti veri, come si faceva una volta. Ho registrato come era normalità fare fino a qualche anno fa». 

Gianni, qual è lo stato della musica in Italia?
«Io sono un amante delle statistiche e leggendone una ho scoperto che noi vendiamo meno dischi dell'Olanda che non è che abbia tantissimi abitanti. Purtroppo il problema in Italia è che le radio principali passano solo brani scelti dai propri direttori artistici. Canzoni tutte uguali, omologate. Sta sparendo la diversità e la pluralità. Una volta ascoltavi i Genesis ma se non ti piacevano avevi Gianni Morandi. Oggi escono i COldplay e tutti i gruppi suonano la loro musica. Il ruolo artistico è sminuito».

Tu sei un grande tifoso della Roma. Sei deluso da questa stagione in chiaroscuro?
«Lo scudetto non me lo aspettavo per una semplice ragione: una squadra che vuole vincere in Italia e in Europa non vende i propri campioni per fare cassa, altrimeni rischia di diventare un'Udinese di lusso, con tutto il rispetto nei confronti dei friulani. Capisco i problemi economici che attanagliano il mondo del calcio ma se ogni anno rivoluzioni la squadra e non crei un gruppo stabile, tutto si complica. Mettici anche molta sfortuna e un pizzico di ingenuità e avrai il quadro completo». 

Da romanista ti rode di più vedere la Juve vincere l'ennesimo scudetto o la Lazio che vola? 
«La Juve ha uno stadio di proprietà, ha una società importante ed è abituata a vincere. La Lazio ha avuto la fortuna di trovare tre o quattro giovani che sono esplosi tutti di un tratto mentre da noi sono implosi. Pioli poi è un allenatore molto bravo e intelligente che ha motivato il gruppo e ha messo in campo la squadra nel modo migliore».

Il problema della Roma è Garcia?
«Abbiamo mandato via Luis Enrique perchè non era capace, ora è al Barça e rischia seriamente di vincere Liga e Champions League... Se hai Messi e Suarez vinci. Il dramma vero è che il campionato italiano è diventato di serie B. Dieci anni fa nessuno si vedeva il campionato tedesco e tutti ammiravano i campioni in Italia. Oggi la situazione si è capovolta. I  campioni vanno altrove. In Italia il problema non è di una squadra ma dell'intero movimento. I grandi giocatori o li trovi giovani (e poi li vendi) o non li prenderai mai. Non c'è pianificazione. Non credo che Garcia sia il responsabile della stagione della Roma. Lui è un allenatore bravo, colto e intelligente. Non penso che una sua sostituzione serva a qualcosa. L'unico errore che ha commesso è stato sbandierare la vittoria dello scudetto dopo il ko contro la Juve. Ma se lo ha fatto c'era un motivo. Non è stato un errore imperdonabile, comunque». 

Cosa ne pensi degli striscioni contro la mamma di Ciro Esposito durante Roma-Napoli?
«Io non l'avrei fatto. Si è persa un'occasione per stare zitti. C'è anche chi dice che hanno espresso un'opinione ma, ripeto, io non l'avrei mai esposti. Il caso di Ciro Esposito è un fatto tragico di cui ancora non si sono capite bene le  dinamiche. E' meglio tacere».
 


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