Nasri hackerato su Twitter: falso scandalo sessuale. Ma spunta l'ombra del doping

Post inventati circa una storia a luci rosse dopo un trattamento in una clinica di Los Angeles. Ma secondo "El Pais" è scattata un'indagine
Nasri hackerato su Twitter: falso scandalo sessuale. Ma spunta l'ombra del doping
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ROMA - Samir Nasri è stato hackerato. L'account Twitter del calciatore del Siviglia, in vacanza come la maggior parte dei suoi colleghi visto il riposo della Liga che riprenderà il prossimo 6 gennaio, è stato violato da un hacker che ha pubblicato una serie di tweet falsi circa un possibile scandalo sessuale riguardante il centrocampista francese. Il tutto parte dalla foto twittata da una clinica di Los Angeles, la 'Drip Doctors', dove il calciatore si è recato per sottoporsi a una cura rigenerante in vista dell'intensa seconda parte di stagione, in cui si vede Nasri accanto ad una bella infermiera. Dalla pubblicazione di questa foto, scattata dopo la visita, è partita la sequenza di tweet diffamatori dell'hacker, che ha praticamente fatto scrivere al profilo di Nasri delle frasi oscene su una presunta "prestazione sessuale completa" ricevuta dalla ragazza ritratta in foto, sia in clinica che poi in albergo, per altro sotto la piena consapevolezza di sua moglie, Anara.

TUTTO FALSO - Appena accortosi dell'incidente social, Nasri ha cominciato a cancellare i messaggi scomodi, ma lo stesso hacker ha ripreso quindi in mano il profilo dell'ex Arsenal, scrivendo che era tutto "vero al 100%", che il nome della ragazza è Jamilah e consigliando ai suoi followers il laboratorio di Los Angeles in cui aveva ricevuto la cura. Infine, eliminati anche i nuovi tweet, è stato lo stesso Nasri a pubblicare questo post di scuse, spiegando di essere stato hackerato.

L'OMBRA DEL DOPING - Tutto bene quel che finisce bene? Non proprio, perché l'agenzia spagnola 'per la protezione della salute nello sport', preoccupata per il trattamento medico a cui si è sottoposto il calciatore (tra l'altro non comunicato al club di appartenenza) ha deciso di indagare. Le infusioni intravenose sono permesse solo se non superano i 50 millilitri e se la sostanza iniettata non figura nella lista di quelle proibite, come ricorda l'agenzia mondiale antidoping (Ama) in un documento ufficiale dello scorso luglio.

 


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