Gol restituito agli avversari: quando i ragazzi insegnano lealtà

Gesto di fair play dei Giovanissimi del Giardini Naxos, squadra della provincia di Messina nella quale è cresciuto Antonino Ragusa: segnano non accorgendosi che un avversario è a terra e rimediano all'errore restituendo il gol
Gol restituito agli avversari: quando i ragazzi insegnano lealtà
Valerio Albensi
4 min

È il secondo tempo di Giardini Naxos-Catania 1980, una partita del campionato Giovanissimi regionali della Sicilia. In campo ci sono ragazzi tra i 13 e i 14 anni, il risultato è di 1-0 per la squadra di casa. Dopo un contrasto, un calciatore della formazione ospite resta a terra dolorante, l’arbitro interrompe il gioco per assicurarsi che stia bene, poi fa riprendere l’azione; a quel punto però gli attaccanti del Giardini Naxos non si accorgono che i compagni hanno appena restituito il pallone agli avversari e segnano il gol del raddoppio tra lo stupore delle panchine e degli altri giocatori. Un gesto antisportivo nato da un equivoco al quale i ragazzi rimediano subito: il tecnico della squadra di casa, Carmelo Curcuruto, d’accordo con il collega allenatore degli ospiti, decide di far segnare agli avversari la rete del 2-1 senza resistenze, tra gli applausi del pubblico, ripristinando il vantaggio di un punto. Vince il “fair play”, la lealtà sportiva: l’episodio ha pochissimi precedenti sui campi di gioco.

In Sicilia, era accaduto qualcosa di simile tre anni fa nella partita tra le Primavera di Palermo e Vicenza: in quel caso, nel centro sportivo di Santa Flavia, furono i giovani rosanero a restituire la rete realizzata per errore. «A fine gara il ragazzo che aveva segnato era veramente dispiaciuto, non si era reso conto della situazione e non aveva sentito i richiami dalla panchina a non giocare la palla e a fermarsi», racconta Salvo Mazzeo, responsabile del settore giovanile del Giardini Naxos. «Ma è stato bello vedere gli abbracci con gli avversari al fischio finale e gli applausi dei genitori presenti, tutti hanno capito che si è trattato di un semplice malinteso». La partita, per la cronaca, è finita 2-1 per il Giardini Naxos.

VALORI - Sullo stesso campo di terra battuta in cui domenica scorsa si è giocato Giardini Naxos-Catania 1980, è cresciuto un ragazzo che quest’anno si è affacciato in Serie A, Antonino Ragusa, attaccante del Sassuolo: dopo tante stagioni da protagonista in Serie B in giro per l’Italia, finalmente è arrivato il momento del grande salto per questo ragazzo di Messina.

La speranza dei dirigenti è che altri giovani seguano quel percorso. «Oggi è sempre più difficile portare i ragazzi al campo - continua Mazzeo - ci sono tante distrazioni e per molte famiglie non è facile sostenere i costi di un figlio che fa sport, in un momento come questo. Da noi si paga soltanto per la scuola calcio, ma se ci sono dei casi di difficoltà cerchiamo di aiutare». Il rispetto degli avversari prima del risultato. «Ci teneva il nostro presidente, Tanino Brunetto, che purtroppo di recente è scomparso - aggiunge Mazzeo -. L’episodio di domenica scorsa ci rende orgogliosi, significa che certi valori sono stati recepiti e lo dedichiamo alla sua memoria».

PREMIO - Educare i ragazzi, ma anche i genitori e i nonni che li seguono e che troppo spesso finiscono per surriscaldare gli animi durante le partite. Sulla recinzione del campo, la società ha appeso un grosso cartello che riporta la lettera di un giovane calciatore a chi lo accompagna: «Cari genitori, cari nonni, ricordate che l’allenatore ha il compito di allenare, l’arbitro di arbitrare e io di giocare. Divertitevi anche voi, il vostro compito è quello di incitare la mia squadra. Quindi non pensate a consigli tecnici, non urlate (mi mettete in confusione) e non insultate arbitro e avversari, che sono ragazzi come me. E ricordate: ho il diritto di sbagliare perché perdere non è una tragedia. State sereni, godetevi la partita». Regole, ma anche buon senso, come nell’episodio del gol restituito agli avversari, comportamento per il quale la squadra e il tecnico avranno un piccolo premio, assicura Mazzeo: «Porteremo i ragazzi a cena, se lo meritano».


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