Lione-Roma 2007: un capolavoro firmato Totti e Mancini

Un colpo di testa del capitano e i doppi passi del brasiliano qualificarono i giallorossi ai quarti di Champions League
Lione-Roma 2007: un capolavoro firmato Totti e Mancini
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Un capolavoro di conquista in terra di Francia. Nel 2007 la Roma di Luciano Spalletti torna ai quarti di Champions League, o Coppa dei Campioni, a ventitré anni dall’ultima volta. È la sera degli otto doppi passi di Mancini, epifania della superiorità della Roma, prima squadra a vincere in casa del Lione in Champions dal 2002. Allora avevano perso contro l’Ajax, e un filo rosso, o forse giallorosso, c’è: in quella squadra c’era, infatti, Chivu che a Lione ha giocato una gran partita e si è ritrovato anche il naso rotto per una gomitata.

GOL SAMBA - Il gol è uno spettacolo di danza, una samba svelta in una verde milonga. Una serie di finte e controfinte abbatte Reveillere, il sinistro letale affonda Coupet. «Qualcuno non credeva più in questa squadra. Questa sfiducia ci ha dato lo stimolo per giocare una grande partita. La Roma a Lione è stata perfetta. Abbiamo vinto in casa di una grande, senza mai rischiare nulla. Arrivare ai quarti della Champions non era facile, ma ora ci siamo e vogliamo andare avanti» dice. Ricorda anche che ne aveva completati altrettanti, di doppi passi, contro Bertotto dell’Udinese ma in quell’occasione non aveva segnato. E la sfida si sposta sulle tribune, in un crescendo di latino. «Veni, vidi e... perdi» avevano scritto i tifosi francesi su uno striscione steso nella curva Nord, quello degli appassionati più caldi, insieme all’immagine di un gallo che mette a terra un antico romano. La risposta è affidata a un classico del tifo giallorosso, «Roma caput mundi», in mezzo a un tripudio di bandiere.

CAPOLAVORO MANCINI - In un ambiente da corrida, la partita si orienta su un doppio binario, lotta intensa e senza quartiere, colpi duri e ricami. Bella che si balla, la Roma, con Totti direttore d’orchestra raffinato già dal primo tocco. Il primo pallone che gli passa fra i piedi è già racconto di un percorso, anticipo di quel che sarà. La torre per il colpo di testa di De Rossi conferma che Totti è in una di quelle serate da Champions da bello di notte. Cassetti, sostituto di Panucci, cancella Malouda, Taddei argina Abidal e Pizarro rincorre Tiago. L’equilibrio si sposta ancor di più dal lato della Roma dopo il gol annullato a De Rossi al 6’. La Roma osa, si convince che può. La Roma non espone punti deboli, ne individua uno invece in Reveillere, e da quel lato i giallorossi sfondano. Al 22’ Chivu lancia Tonetto che brucia il terzino francese e crossa in mezzo dove Totti, libero, tira un rigore di testa e segna il suo undicesimo gol in Champions. Il Lione, colpito, affonda al 44’. Totti ispira Mancini che va, vola dritto verso la porta. Ha una sensazione che diventa convinzione, una speranza che si fa certezza. In area, è l’attaccante a casa, il difensore ha paura di commettere fallo e concedere il rigore. In area ci arriva e ricama, veloce, palla c’è e palla non c’è, poi se la sposta sul sinistro e inventa il tiro che completa l’opera e resta nella memoria. Il suo primo gol in Champions League è uno di quelli destinati a segnare tutta la storia almeno recente della coppa. Houllier cambia, dentro Wiltord per Govou, ma l’attacco del Lione sbatte contro un Mexes che stupisce anche i francesi. Raccoglie solo calci d’angolo, fa tanta confusione ma la Roma controlla. E potrebbe anche colpire ancora. Un trionfo.


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