Bollini: “Gioco, tattica e idee. Italia campione contro i pronostici”

Le difficoltà, la rinascita dopo quel 5-1 e il lavoro sulla testa del gruppo: così il ct ha costruito l’impresa dell’Europeo
Bollini: “Gioco, tattica e idee. Italia campione contro i pronostici”© ANSA
Giorgia Marota
5 min

ROMA - Vent’anni all’asciutto fanno venire un gran sete. Ecco perché la vittoria dell’Europeo Under 19 somiglia a una bevuta d’acqua fresca dopo una lunga corsa, compiuta tra l’altro senza quell’esperienza - in termini di minutaggio ad alto livello - necessaria per competere con le big. Prima di questo, l’ultima gioia dell’Italia fu nel 2004 (Europeo U21), poi solo tante finali (addirittura 5 dal 2018) senza però mai raggiungere la vetta. Sopra l’Everest dei sogni ci è salito Alberto Bollini insieme alla meglio sgangherata gioventù azzurra, cresciuta nelle difficoltà del Covid e con pochi giorni di ritiro a disposizione per prepararsi alla fase finale.

L'intervista ad Alberto Bollini

Bollini, ma come ha fatto?

«Abbiamo lavorato sodo, sognando senza ossessioni. Non c’era un’aspettativa alta nella classe dei 2004. Non avevano fatto l’Europeo Under 17 a causa del Covid, si parlava di scarsità di talenti».

La scarsa considerazione ha motivato i ragazzi?

«Credo di sì. Volevamo entrare nella storia e fare un regalo a Viscidi e a tutto il Club Italia. Io a tutti ho sempre detto “voi siete la vostra azienda, tornare nei club con un risultato importante vi valorizzerà”».

Quando siete diventati una vera squadra?

«Nelle difficoltà della prima fase si è forgiato il gruppo, nella seconda a marzo si è visto il manifesto del nostro gioco. Con la Germania siamo stati spettacolari».

E la fase finale?

«Ero preoccupato per la condizione dei ragazzi. Noi con sei giorni di lavoro, senza neppure un’amichevole, le altre nazionali in ritiro da inizio giugno. Siamo cresciuti con il lavoro tattico in campo aperto, con partite a tema e situazioni di gioco. E con molta prevenzione».

Portogallo-Italia 5-1 è stato solo un blackout?

«Siamo andati in vantaggio, l’espulsione ci ha penalizzati, siamo andati sotto 3-1. Poi siamo crollati incassando altri due gol balordi nel recupero. Eravamo tutti sotto un treno. Ho convocato i miei collaboratori alle 6.30 al mare, li ho portati a fare una gita, abbiamo preso aria e riflettuto. Poi ci siamo occupati dei ragazzi: gli abbiamo spiegato che non potevamo buttare mesi di lavoro. Avevamo scalato una montagna, perché scendere sul più bello?».

Da quel momento non vi siete più fermati.

«Con la Polonia siamo ripartiti dalla difesa a tre per avere più certezze, alla Spagna abbiamo tolto il possesso pressandoli col 4-2-4 nella loro metà campo e attaccandoli col 4-3-3, arretrando Hasa per avere più palleggio. Anche l’avanzamento di Kayode è stato decisivo. In finale abbiamo attaccato alle spalle i terzini portoghesi e contenuto con una grande solidità difensiva».

La sua personale cartolina di questo Europeo?

«I ragazzi che mi lanciano in aria dopo la premiazione, le risate nelle riunioni, i cori per me. E quella canzone “cabriolet panorama” trasformata in “Kayode panorama” che sul pullman cantavamo tutti».

Qualcuno dei suoi è già pronto per la Serie A?

«Ci sono club come il Sassuolo che credono nei giovani. Missori e D’Andrea, ad esempio, sono nel posto ideale. Poi , ci sono le U23, Hasa e Dellavalle possono fare un percorso nella Juve. E credo tanto in Esposito».

In Italia mancano i centravanti e Francesco Pio è stata la sua intuizione.

«È un attaccante di manovra ed è tanto generoso. È un 2005, ho creduto in lui lasciando a casa diversi 2004».

Ndour al Psg è l’ennesima occasione persa dei nostri club?

«È in uno dei migliori club del mondo, spero faccia strada. Per l’Italia è importante che giochi, qui o all’estero cambia poco. Lui è fortissimo».

A 19 anni meglio restare in Primavera, fare esperienza o restare nello spogliatoio di un grande club?

«Giocare: la soluzione è sempre quella. Vorrei vedere i miei ragazzi con più presenze tra i professionisti, lo meritano».

E lei che programmi ha? Mancini l’ha portata nel suo staff ed è un candidato forte per la panchina dell’Under 21.

«Io sono orgoglioso e contento di questa cavalcata e di questo percorso in Figc. Il management federale sa quali sono le mie caratteristiche, so di essere molto stimato e in base a questo decideranno il meglio per me e soprattutto per la federazione».


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