Scommesse, che cosa rischiano davvero gli accusati

Non serve combinare un risultato per beccarsi almeno quattro anni, basta puntare su un proprio match. Tiri, falli e gialli: anche i dettagli fanno l'illecito.
Giorgio Marota
4 min

I fatti sono da accertare, le sentenze ancora da pronunciare, ma l’illecito sportivo è dietro l’angolo. Ed è un’orizzonte che fa tremare i calciatori, poiché travalica oltre ogni ragionevole dubbio i confini dell’etica e dei comportamenti giusti da tenere (lealtà, probità e correttezza, art. 4.1 del codice) ma anche il già grave “Divieto di scommesse e obbligo di denuncia” (art. 24) che porta - codice alla mano - a un’inibizione di almeno 3 anni. Costituisce illecito sportivo - almeno 4 anni di stop nei casi più leggeri - «il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica».

Tutti i modi per alterare una partita

In che modo un calciatore può alterare una gara? Occhio alle parole: si può alterare il risultato (come nel caso eclatante della combine), ma anche più semplicemente lo svolgimento di una partita. E dunque, tornando alle scommesse, un tesserato può influire in questo senso anche giocandosi un’ammonizione, un’espulsione, il numero di tiri, di fuorigioco e, in generale, puntando su quegli aspetti di una gara che lo riguardano e che all’apparenza risultano ininfluenti, eppure pesano nell’economia generale di una sfida o di un campionato. La somma dei cartellini porta a squalifiche (con danno alla propria squadra), i tiri condizionano in un senso o nell’altro il gioco (e se Caio scommette su un proprio tiro da fuori area e tira malamente, anziché servire un compagno meglio posizionato che avrebbe più chance di segnare?) senza considerare ad esempio gli infortuni (sì, anche su quelli si può scommettere: e se un calciatore si fa male per finta pur di passare all’incasso?). Insomma, la casistica è parecchio ampia.

Il nodo dell'omessa denuncia: cosa succede e quali sono i rischi

C’è poi il tema dell’omessa denuncia, anch’esso piuttosto centrale. Sia nel divieto di scommesse sia nell’illecito sportivo le norme parlano di «obbligo di informare, senza indugio, la Procura federale». Nel caso delle puntate, la pena è di 6 mesi con 15 mila euro di multa per i tesserati che sono rimasti in silenzio pur conoscendo certe vicende; in caso di illecito l’inibizione invece sale a 1 anno, con 30 mila euro di ammenda. E le società, cosa rischiano? Nulla, se dimostrano la propria estraneità ai fatti. Molto se, viceversa, dirigenti apicali sapevano ma hanno taciuto. Il codice fa riferimento alla potenza sanzionatoria dell’articolo 8: nel caso delle scommesse, si cita il comma 1 e le lettere g, h, i e l, con pene che vanno dalla penalizzazione in classifica all’esclusione dal campionato, fino ad arrivare alla revoca dello scudetto, mentre nella fattispecie dell’illecito la lettera g (penalizzazione) viene bypassata e la sanzione più “lieve” per un club sarebbe addirittura la «retrocessione all’ultimo posto in classifica del campionato di competenza o di qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria».

Le conseguenze sotto il profilo penale

La vicenda, ribadiamo, per i calciatori coinvolti nello scandalo ha conseguenze ben più pesanti sotto il profilo sportivo che sotto quello penale. La magistratura ordinaria arriva a contestare la violazione dell’articolo 4, legge 401 del 1989, un reato che i giuristi considerano “minore” e che non porta praticamente mai - almeno non nei casi considerati meno gravi - ai sei mesi di reclusione. L’esercizio “abusivo di attività di giuoco o di scommessa” in Italia è punito generalmente con una sanzione economica alternativa all’arresto, tra l’altro “oblabile” pagando cioè una somma corrispondente alla metà di quanto stabilito dalla legge.


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