L'Arezzo è rinato con l'amico di Gascoigne

L’avventurosa storia di un club glorioso, fallito due volte, rotolato fra i Dilettanti e tornato in Lega Pro grazie al Signor Global Service, re del catering, prima contestato e ora capace di riconquistare la città
L'Arezzo è rinato con l'amico di Gascoigne© LaPresse
Xavier Jacobelli
5 min

AREZZO - In un certo senso, ad Arezzo l’ha mandato Gascoigne. «Quando Paul giocava nella Lazio, divenne mio vicino di casa, sulla Collina Fleming, a Roma. E se gli capitava di mettersi nei casini, la sera riparava da me. Io non seguivo molto il calcio: da giovane, preferivo fare il pilota di auto veloci. Una volta conosciuto Gascoigne, ho scoperto il football. Ci siamo reincontrati due anni fa, a Roma. L’ho visto male, mi si è stretto il cuore».

SULLY - Mauro Ferretti ha un viso cinematografico. Uno che sarebbe stato bene nel cast di Sully, per dire, l’ultimo capolavoro di Clint Eastwood con Tom Hanks superstar. Il film racconta la storia vera del capitano Chesley “Sully” Sullenberger. Il 15 gennaio 2009, a New York, grazie a un difficilissimo atterraggio d’emergenza sul fiume Hudson, al comando del volo US Airways 1549, il comandante salvò la vita a tutti i 155 passeggeri. Ma, per raccontare la sua storia, la storia dell’imprenditore romano re del catering che con la sua società di servizi dà lavoro a mille dipendenti e che ha raddrizzato l’Arezzo, forse bisogna citare Francesco Petrarca , aretino di nascita: «La ragione non ha luogo contro la forza della passione». Ferretti annuisce: «Ricordo la data: era il 9 gennaio di tre anni fa, il compleanno di mia moglie e della Lazio, di cui Betty è tifosa. Quando le dissi: ho comprato l’Arezzo, rispose: tu sei un pazzo. Io replicai: che senso avrebbe la vita senza follia?».

ERRORI E DOLORI - Ferretti è un signore che ama dire ciò che pensa, pensando a ciò che dice. Il costume di vita è quanto mai efficace: consente di distinguere presto gli amici dai nemici. «Da neofita del calcio quale sono, ad Arezzo, nel primo periodo della mia gestione ho certamente commesso degli errori, ma, prima del ripescaggio, ci siamo salvati; poi siamo stati ripescati e, adesso, siamo terzi in classifica. Inoltre, mi scusi: io, i miei errori non li ho mai nascosti, anche perché qui pago io».

FACEBOOK - Il ragionamento di Ferretti è apodittico. Racconta: «C’è stato un periodo in cui, ad Arezzo, dovevo presentarmi sotto scorta della Digos. Nel periodo più caldo della contestazione, ho ricevuto anche minacce di morte. Non ho mollato. C’è stato un momento in cui, i medici mi hanno dato 48 ore di vita: avevano scoperto una brutta epatite che manco mi sognavo di avere. Sono ancora qui. Dopo avere passato quello che ho passato, non mi spaventa nulla».

CAPUANO - Ferretti ha riconquistato Arezzo usando Facebook, dove il dialogo con i tifosi è quotidiano, diretto, in tempo reale e ha rifatto il club dalle fondamenta. Una rifondazione sorretta dai buoni risultati della squadra. Senza mandarle a dire ai contestatori, quando è stato il caso. «Nei giorni scorsi ho letto un post su Facebook in cui si diceva che il ripescaggio in Lega Pro fosse stato merito di Capuano. Eziolino ha fatto un gran lavoro ad Arezzo, abbiamo appena risolto il contratto e si è accasato a Modena: gli auguro le migliori fortune. Ma l’Arezzo è stato ripescato perché, fra annessi e connessi, Ferretti ha sborsato 1 milione di euro, onorando tutti gli obblighi previsti dai regolamenti. Ferretti che qualcuno, in città, aveva definito barbone, poveraccio, accattone. Appunto».

LA CODA DEL CAVALLO - Il presidente ha la memoria lunga. Come quando rivela la storia della mancata concessione in uso del marchio del club ad una società specializzata che avrebbe garantito un introito notevole . «Era stato Lotito a suggerirmi il contatto. Se l’operazione fosse andata in porto, il ricavato sarebbe stato di 500 mila euro. Ma sa che cosa ho scoperto? Primo: dal 1923, l’anno di fondazione, il marchio sociale non era mai stato depositato. Secondo: ad Arezzo qualcuno l’aveva già sfruttato, allungando la coda del cavallo simbolo dell’Unione Sportiva e spacciandolo per il marchio dell’Arezzo. Così, tutto è andato in fumo. E sa chi ha dovuto metterci i 500 mila euro in sede di ripescaggio?». Ferretti sorride sornione. Lo sguardo d’intesa con Gemmi e Riccioli vale più di cento parole.

MOSCARDELLI - Le stesse dipinte sull’inconfondibile barba hipster di Davide Moscardelli, capitano e subito leader, vero colpo di Gemmi : «L’empatia con i tifosi è nata presto, sin dal primo allenamento. Io sono un appassionato di calcio che, a 36 anni, non smette di andare al campo con l’entusiasmo del ragazzino. Il presidente, Gemmi, Riccioli stanno facendo un gran lavoro. Arezzo se lo merita». Ferretti per primo.


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