Mondiali 2014, Klinsmann: «In Brasile non funziona tutto»

Il ct degli Usa: «Il torneo sarà molto difficile. A livello organizzativo sono ancora in alto mare»
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SAN PAOLO - «Non vediamo l'ora di giocare il Mondiale in Brasile, perchè capiamo cosa significhi per la gente di qui, dove sono tutti pazzi per il calcio. Però per stare qui bisognerà essere molto pazienti». La nazionale degli Usa, a San Paolo per un periodo di preparazione alla Coppa di quasi un mese, per il quale il ct Juergen Klinsmann non può disporre di molti titolari attualmente impegnati in club europei, ha già capito che sarà un mondiale difficile non solo sul campo (gli Usa sono capitati nel girone con Germania, Portogallo e Ghana) ma anche fuori per una serie di difficoltà che, secondo il tedesco residente in California, rischiano di non essere risolte. Ecco quindi che Klinsmann, dopo questi primi giorni brasiliani, avvisa: «Per tutte le nazionali sarà una grande sfida adattarsi allo stile di vita del Brasile, alle infrastrutture che ci sono qui e al modo in cui le cose vengono fatte, in generale e dal punto di vista dell'organizzazione, della logistica e dei trasporti. Qui nella vita di tutti i giorni le cose non funzionano come negli States o in Germania».

«BRASILE, C'E' ANCORA DA FARE» - Così come quando giocava, anche adesso l'ex interista non ha paura di dire ciò che pensa, e mette da parte la diplomazia dialettica fra un allenamento blindato e l'altro, con la squadra Usa che si muove per la megalopoli paulista scortata perfino da un elicottero che la controlla dall'alto. «Questo spiegamento di forze (decine di agenti n.d.r.) non l'abbiamo chiesto noi - precisa il ct -, ma le autorità di qui e la nostra ambasciata. Noi ci adattiamo». E comunque Klinsmann è preoccupato non tanto per la sicurezza quanto per altri fattori. «Uno pensa a cosa potrà succedere qui - dice Klinsmann a Sport Tv -: andrà tutto bene con gli alberghi, i trasporti e i voli aerei? Io, tanto per fare un esempio, quando sono ripartito da Salvador dopo il sorteggio ho dovuto sopportare un ritardo di otto ore del mio volo. E nessuno mi ha aiutato, in tutto l'aeroporto non c'era nessuno che parlasse inglese, e tanto meno hanno fatto un annuncio di questo ritardo. Le cose sono venute fuori un po' per volta. Sono stato molto paziente, ma poi ho perso la coincidenza per gli Stati uniti. Immaginate se cose del genere succederanno durante il Mondiale, quando si sposteranno tanti addetti ai lavori, e i tifosi con le loro famiglie». «Per questo - aggiunge - è meglio avere molta pazienza. Anche quando la nostra squadra è in viaggio qui ci aspettiamo sempre qualche imprevisto: quando siamo arrivati ci hanno fatto passare per Rio e abbiamo accumulato un ritardo di cinque ore. Chi deve stare qui per il Mondiale sarà meglio che arrivi preparato: non aspettatevi che funzioni tutto».

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