Ora conta soltanto andare al Mondiale

L'editoriale del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Ora conta soltanto andare al Mondiale© ANSA
Alessandro Vocalelli
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Partiamo dalla fine: ora non conta altro che andare al Mondiale e, in questa chiave, qualsiasi processo sarebbe fuori tempo. Perché è tutto il movimento che ha bisogno di centrare l’obiettivo, altrimenti - come hanno detto nell’ordine Tavecchio e Ventura - sarebbe qualcosa tra l’Apocalisse e la Catastrofe. Dunque, è il momento di stringere le fila, di parlarsi molto chiaramente, di guardare in faccia la realtà, perché nascondersi i problemi (questo sì) rappresenterebbe il vero limite, il vero problema. E il vero problema non è star lì a fare i calcoli, se basta o no un punto per arrivare agli spareggi. Perché giocando così - ma non è una battuta: è veramente difficile ripetersi - il problema non è quello di andare agli spareggi, ma di andare al Mondiale. Perché il calcio non si ferma a una partita, ma una partita ti dice tante cose. Anche scomode, ma che è meglio ascoltare. Insomma, sarebbe un errore - come magari qualcuno farà - mettere sotto processo Ventura, accollandogli tutte le responsabilità. Perché ci sono anche le attenuanti, a cominciare da una serie di assenze che hanno falcidiato il centrocampo. Ma, nello stesso tempo, sarebbe imperdonabile pensare che tutto dipenda da questo. Perché, ad esempio, viene da chiedersi se in una situazione del genere, con alcuni giocatori importanti già fuori, sia stato logico rinunciare anche a Candreva. Così come sarebbe colpevole - come ha fatto un po’ confusamente alla fine il Ct - appellarsi ad una mancata condizione atletica «di giocatori poco impiegati in campionato». Chi sono i giocatori poco impiegati? Nella formazione titolare ce n’era solo uno - Gagliardini - che entra ed esce di squadra. Dunque, a chi si riferisce Ventura? La condizione atletica sta diventando uno slogan: una volta si gioca troppo, una volta si gioca poco, una volta il campionato comincia troppo tardi. Non è questo il problema. Come non si risolve la questione, dicendo che la Nazionale non andrebbe mai fischiata. Perché in tutto questo c’è semplicemente la preoccupazione dell’Apocalisse o della Catastrofe, evocate dal presidente federale e dal Ct. Se lo dicono gli interessati, perché non dovrebbero - diciamo così - un po’ risentirsi gli italiani?


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