Serie A Lazio, Tare in esclusiva: «E' stato un errore non cedere nessuno»

Il ds biancoceleste: «Biglia e Candreva non credo vogliano andar via. E per lasciare devono trovare di meglio»
Lazio, il forum con Tare in redazione
Fabrizio Patania e Daniele Rindone
6 min

ROMA - Lotito, dopo il caso Iodice, ha smesso di parlare. Ancora meno della Lazio. Un anno di silenzio. Nessuno l’estate scorsa ci faceva caso, ora è diverso, perché i risultati inferiori alle attese hanno moltiplicato i malumori della piazza, gli interrogativi, l’insofferenza, quel distacco mai colmato, a parte la notte dopo il terzo posto conquistato a Napoli, tra società e tifosi. La necessità di un’intervista, dopo il mercato di gennaio, era diventata improrogabile. Volevamo capire dove sta andando la Lazio, cosa ci dovremo aspettare nei prossimi mesi, quali diventeranno gli obiettivi dal punto di vista sportivo. A maggior ragione considerando la fuga dall’Olimpico e la malinconia di uno stadio semi-vuoto, come se lo spettacolo calcistico non interessasse più al popolo biancoceleste. Perché oggi c’è anche altro da approfondire e non riguarda solo il campo. Quel titolo in prima pagina («Lotito, ridacci la Lazio») era centrato. Ha fatto breccia nella piazza e ovviamente a Formello, dove lavorano per la Lazio, fornendo lo spunto per aprire un confronto. Il direttore sportivo Igli Tare e Stefano De Martino, responsabile della comunicazione, hanno accettato l’invito del Corriere dello Sport-Stadio. Due ore nell’ufficio del Direttore Alessandro Vocalelli per parlare di calcio e del mondo laziale in cui opera la società, per capire cosa è successo negli ultimi mesi e da dove si ripartirà. E’ venuta fuori una bellissima chiacchierata, da cui sono emersi numerosi spunti, compreso un invito a Formello per quei cinque grandi ex che, parlando della Lazio nella nostra redazione, avevano mosso delle critiche. Alcune ritenute giuste, altre infondate dalla dirigenza, da cui è stata partorita un’altra idea: saranno invitati a Formello per parlarne, per aprirsi al dibattito, per consentire a chi guarda da fuori di capire cosa succede dentro, per spiegare da dentro che lavoro si fa. Una percezione è stata forte, slegata dal momento. Da fuori, per molti, la Lazio è chiusa. La Lazio, invece, si sente incompresa, avverte delle negatività palpabili e la frustrazione tipica di chi, qualsiasi buon risultato raggiunga, non viene mai premiato dal consenso, ma solo e quasi sempre contestato. Come se alcuno sforzo servisse per ricominciare. Le parole del ds Tare, tornando alle scelte calcistiche, sono state significative. Ha ammesso alcuni errori, ha rivendicato la bontà del progetto mirato sui giovani. La Lazio, intesa come società, deve acquisire una mentalità vincente per non fallire di nuovo, come era già successo nel 2014, dopo una buona stagione. Ma la Lazio ha anche gettato basi solide per il futuro e raccogliere con le idee, attraverso la programmazione, che sta andando avanti nonostante l’attuale settimo posto in classifica. Tare ha parlato di fatturato e risultati. E ha chiesto di rinviare il processo perché la stagione resta in salita, ma non è conclusa e c’è tanto da giocare, a partire da Istanbul e dall’Europa League, il primo appuntamento in cui la Lazio e tutti i suoi tifosi dovranno cominciare a ricostruire un’immagine danneggiata dal caso Koulibaly. [...]

Può sembrare paradossale soprattutto a chi pensa che i gioielli vadano sempre difesi. A questo punto può essere stato un errore non aver ceduto qualcuno in estate?

«Facendo un’analisi completa, a livello economico e calcistico, ho visto i movimenti di altre società, dove hanno deciso di cedere pezzi pregiati. E’ successo alla Juve, alla Roma, all’Inter e al Napoli. Può essere un esempio anche per noi. Posso capire se vendo e poi reinvesto gli stessi soldi per migliorare la società. Sì, potrebbe essere stato un errore non aver venduto nessuno, ma io dico anche che l’idea di rifiutare 50 milioni per Felipe (44 più 6 di bonus) è perché volevamo fortemente dare continuità a questo progetto, a questi risultati, a questo gruppo. Con una squadra in Champions, il valore dei tuoi giocatori si alza ancora di più». [...]

Due giocatori sembra abbiano la sensazione che nella Lazio non possano vincere e per questo potrebbero andare via, il riferimento è a Candreva e Biglia. A loro che direbbe? ?E’ giusta la sensazione che provano?

«Ho sempre pensato che loro siano due giocatori molto importanti, lo sa Biglia, lo sa anche Candreva. Se una stagione non va nel migliore dei modi ci sono tante spiegazioni. Biglia ha avuto due-tre infortuni in sei mesi e per metà di questa prima fase della stagione è rimasto fuori dal campo o non ha avuto continuità. Candreva lo considero uno dei duetre giocatori più forti della Lazio, ti può far vincere la partita da solo. Le qualità le ha dimostrate, ha avuto modo di conquistare una tifoseria, non proprio favorevole nei suoi confronti all’inizio, grazie al suo rendimento. Un certo discorso vale anche per lui. Le aspettative sono importanti, anche lui ha le stesse aspettative. Non penso che questi giocatori abbiano l’idea di voler andare via, nei tempi di oggi ogni cosa può cambiare. Non credo ci saranno dei problemi nel caso abbiano un desiderio di andare via dalla Lazio, dico che qui hanno trovato un qualcosa di importante per la loro carriera. E per lasciare qualcosa di importante, devi avere qualcosa di veramente importante».

Leggi l'articolo completo sull'edizione odierna del Corriere dello Sport-Stadio

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