ROMA - Calcio di terrore. In serie A quest’anno, sbagliato un rigore su tre. Non aprite quella porta. Appunto: provaci, se ci riesci. Nino è già oltre la paura, se la fa sotto. Rigoristi, vil razza dannata. Presentarsi sul dischetto, oggi è quasi sempre una pena da scontare, talvolta si rivela una condanna, raramente una gioia. Portieri più bravi o rigoristi più brocchi? La porta è sempre quella: metri 7,32 x 2,44. La distanza immutata, nei secoli dei secoli: 11 metri, le 12 yards inglesi che risalgono alla notte dei tempi, quando la norma del rigore fu approvata dall’International Board (1891). E però: Belotti ne ha sbagliati tre (su quattro tirati), Dzeko, Niang, Ilicic, e Caprari hanno tutti toppato due volte (su tre). Avanti: al Toro stanno pensando di presentarsi sul dischetto di spalle e tirarli di tacco, così facendo la percentuale attuale (4 gol su 9 tentativi) può solo migliorare, a Pescara non è gesso quello sul dischetto, ma colla vinilica. Si spiegano solo così i due soli gol su sette tentativi. Con Memushaj che ha voluto esagerare. Due rigori, due errori. Da noi ha fatto storia Evaristo Beccalossi, che ne sbagliò due nella stessa partita - Inter-Slovan Bratislava di Coppa Uefa - tanto da meritarsi un pezzo teatrale di Paolo Rossi, dall’inequivocabile titolo: «Si fa presto a dire pirla». Appunto.