Il processo a Sarri lo facciamo un'altra volta

Il processo a Sarri lo facciamo un'altra volta© Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Si sente ancora, pur se va lentamente dissolvendosi, il rumore dei nemici suoi - suoi di Sarri - e dei critici da risultato, compresi alcuni tifosi. Questi ultimi si sono manifestati sui social in tempo reale: “hanno deciso le riserve che Sarri non usa mai”, la prima delle cose lette. E ancora: “fa un calcio fine a se stesso che non può vincere”, “ha insistito troppo su gente cotta”, “Reina deve sedere in panchina, un tiro un gol, il capoccione non ci arriva”.

Reazioni di pancia. Ma non possono bastare due reti importantissime e inusuali per ridimensionare il lavoro di un allenatore che sta ottenendo più del massimo da un gruppo inferiore - per risorse, qualità individuali e attitudine al primato - a quello di Allegri, vicino al settimo scudetto di fila, il quinto personale (non dimentico il titolo col Milan).

Se il Napoli è ancora secondo con 77 punti in 31 partite e tiene vivo il campionato il merito è principalmente di chi ha investito sul “ristretto” poiché convinto del fatto che le seconde linee non fossero (non siano) neppure accostabili alle prime - Milik non può essere considerato una riserva: è un giocatore che sta completando il percorso di recupero dal secondo grave infortunio.

Col Napoli ristretto - secondo una ricerca è la squadra che nel mondo ha sfruttato di meno il mercato - Sarri ha 10 punti e una posizione in più rispetto allo scorso anno, gioca meno bene ma il problema più evidente non risiede nella manovra bensì nell’efficacia delle punte: come ha rilevato Giovanni Capuano, “il Napoli si basava soprattutto sui grandi numeri dell’attacco e nel ritorno stanno mancando i gol di Mertens (7 nelle ultime 20), Insigne (2 nelle ultime 3) e Callejòn (3 nelle ultime 20). Un anno fa hanno chiuso a 60 reti, oggi sono a 32”.

I tre davanti, infortunatosi Milik, sono stati a lungo senza alternative praticabili: il mercato di gennaio non ha aggiunto nulla - Verdi e Politano sono rimasti a Bologna e Sassuolo –, non a caso Sarri si è in pratica autoescluso da coppa Italia e Europa League.

Di sicuro è migliorata la mentalità, cresciute l'autostima e la reattività. Quel finale in apnea col Napoli sotto di un gol mi ha ricordato i minuti conclusivi dei tempi regolamentari di Italia-Nigeria a Usa ’94: il ribaltamento del risultato ha costretto molti colleghi e non pochi tifosi a rivedere pezzi e "pezze".


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