Serie A, il caso Mihajlovic-Bologna, le bestie social, Dybala, Leao e i miracoli di Marotta e Ausilio

Serie A, il caso Mihajlovic-Bologna, le bestie social, Dybala, Leao e i miracoli di Marotta e Ausilio
Ivan Zazzaroni
5 min

Prima di salutare la partenza della maratona “senza respiro”, permettetemi di affrontare un tema che mi tocca il cuore, il caso Bologna-Mihajlovic, ovvero ciò che sta accadendo alla squadra della mia città e a un allenatore che stimo immensamente. Giovedì sera una parte della tifoseria ha fischiato a lungo i rossoblù (regolare), ieri il dissenso è sceso fino ai social che hanno diffuso la solita merda: inviti a curarsi rivolti a Sinisa, offese alla sua famiglia e insomma tutto il rivoltante campionario di schifezze che la rete non manca mai di esporre. Una delle figlie si è ribellata.    

Vengo al punto: secondo alcuni il Bologna non ha l’allenatore, da tempo impegnato in una partita ben più importante. Anche in società c’è chi coltiva il dubbio. Io sono convinto del contrario: a giugno, peraltro, si sapeva che - nella migliore delle ipotesi - fino a settembre Sinisa sarebbe risultato non a mezzo, bensì a un quarto di servizio, e al tal proposito ricordo che fino all’88’ della partita con la Salernitana, rinnovata e più in palla, il Bologna era in vantaggio.   Nel Mihajlovic che dichiara di non conoscere il neo acquisto Posch e che pretende più cattiveria dai suoi ritrovo il temperamento di chi per tre anni ha salvato il Bologna di Saputo. Se il presidente, o chi per lui, nutre ancora delle perplessità sul conto di un professionista che va al campo dopo un serissimo intervento chirurgico o che lascia l’ospedale, anche quando non potrebbe farlo, soltanto per guidare la squadra, prima di prendere qualsiasi decisione deve avere il coraggio di confrontarsi con l’interessato. Soltanto da un incontro a tutta sincerità può uscire la decisione più giusta, corretta, accettabile. Il resto è una fede. Come a Bologna si sa.   

Leao, Dybala, Marotta, Jovic e altre parole e perle 

Parole e perle di Milan-Inter, Fiorentina-Juve e Lazio-Napoli: mancano solo quelle di Maurizio Sarri che ha scelto di limitare l’esposizione mediatica.   Così Pioli, costantemente on fire: «Con RedBird siamo in buone mani... Mai avuto paura di perdere Leao». Qualcosa Stefano ha invece rischiato: Leao non è partito esclusivamente perché - come segnalato ieri - Tuchel non se l’è sentita di far spendere ai nuovi proprietari del Chelsea 160 milioni per un solo attaccante (il Milan l’avrebbe ceduto a 120, ai quali si sarebbero dovuti aggiungere i 40, tasse incluse, destinati allo Sporting Lisbona).   «Sul mercato la società ha lavorato benissimo», e questo è l’altro “derbysta”, Simone Inzaghi. Possibile che Marotta e Ausilio appaiano presto a Medjugorje: la campagna di rafforzamento che hanno completato ha del miracoloso. Non avevano un euro, solo pressioni cinesi, e avrebbero dovuto vendere prima di comprare: sono ugualmente riusciti a riportare in Italia Lukaku, trattenere Skriniar (insoddisfacente l’offerta del Psg), soffiare Mkhitaryan alla Roma e sostituire Ranocchia con Acerbi. Il tutto facendo segnare un altro saldo attivo dopo i 110 milioni dell’esercizio scorso. Più 15 anche quest’anno, ecco la ripartizione, bonus esclusi: Lukaku 8, Miki e Onana 0, Bellanova 3, Asllani 4+10 alla voce entrate; Pinamotti 20, Casadei 15, Di Gregorio 4,5 e Pirola 1 a quella delle uscite.  
E adesso Italiano: «Nella Fiorentina ci sono elementi che ti dicono che due partite in sei giorni, per condizione e fatica, non possono farle. Uno di questi è Jovic». E gli altri otto, visto che Vincenzo ha praticato un paio di volte il maxi turnover? Non escludo che possa avere ragione, partiamo da posizioni differenti: lui allena la squadra ogni giorno, noi la vediamo due volte a settimana e senza troppa fatica. Continuo a chiedermi se la possibilità di sostituire 5 giocatori a gara non possa in qualche modo limitare il numero dei cambi iniziali.  
«Non rimpiango Dybala». L’ammissione di Allegri, che Dybala ha cresciuto e eletto addirittura capitano della Juve, prima che la Joya si sentisse un gradino sotto Messi e Ronaldo (voci, cattiverie e malizie torinesi). Mourinho e i tifosi della Roma ringraziano Max e non credo che stiano rimpiangendo Felix.  
«Felice del mercato» si è detto Spalletti «le mie ambizioni sono di un livello che non so se altri possono arrivarci. Serve pazienza, dopo ogni partita cambiano sempre i giudizi». Come disse il mitico Vince Lombardi, «qualcuno di noi fa le cose bene, qualcun altro no, ma tutti assieme verremo giudicati da una cosa soltanto: il risultato». 


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