Inter e Juve, opposti vincenti

Il 3-5-2 come marchio di fabbrica. Fame e identità le accomunano, ma Inzaghi ha più risorse di Max
Inter e Juve, opposti vincenti© ANSA
Pietro Guadagno
5 min

MILANO - Solo due lunghezze di distacco e dietro il vuoto: la corsa scudetto sta evolvendo in un duello ristretto a Inter e Juventus. Due squadre che, leggendo i numeri oltre i punti conquistati, all’apparenza sembrano completamente diverse, quasi opposte nel loro calcio. Ma che, in realtà, hanno anche diversi aspetti in comune. La differenza più evidente tra nerazzurri e bianconeri è l’atteggiamento. Volendo sintetizzare, se la truppa di Inzaghi si difende attaccando, ovvero tenendo alta linea del pressing e riversandosi nella metà campo offensiva, in modo da tenere lontani gli avversari, quella di Allegri, invece, attacca difendendosi, vale a dire che aspetta, aggredisce solo quando c'è la possibilità di recuperare il pallone e, quando riesce a trovare il gol, si blinda senza far passare nessuno. Sono interpretazioni differenti, ma l’efficacia è identica. Non a caso Inter e Juve hanno le migliori difese del campionato. E segnare per gli avversari è un’impresa titanica. 

Identità

Al di là di tutto, tra nerazzurri e bianconeri esiste una distanza sostanziale, netta, nello stare in campo. La base di partenza, però, è un modulo identico, il 3-5-2, che è quasi dogmatico, visto che né Inzaghi né Allegri lo cambiano mai. Il tecnico piacentino ne ha fatto un’impronta della sua carriera. L’allenatore livornese, nel suo percorso, è sempre stato più flessibile, ma nel momento in cui trova la formula giusta non la abbandona, se non in caso di estrema necessità. Si tratta del modo migliore per dare certezze al gruppo. La conseguenza è che Inter e Juve hanno una propria identità consolidata, che emerge nettamente ad ogni partita. 

Condivisione

A proposito di gruppi, entrambi danno l’impressione di essere granitici, corroborati anche dal piacere di stare insieme dentro e fuori dal campo. Del resto, senza compattezza, sarebbe impensabile mettere insieme certi bottini. Lautaro e soci, al pari di Rabiot e compagni, sono in missione, condividono un obiettivo e sono pronti a tutto per raggiungerlo. La disponibilità al sacrificio è massima, nessuno si tira indietro quando si tratta di aiutare un compagno e le difficoltà non abbattono, ma scatenano una reazione. Basti pensare ai 3 gol rimontati dall’Inter al Benfica, ma anche al gol di Gatti nel recupero contro il Monza, subito dopo aver incassato il pareggio.

Attacco

Come premesso, la distanza tra le due squadre resta evidente. Anche perché esiste pure una differenza di qualità e di quantità tra le due rose. Inzaghi, evidentemente, può contare su più risorse, ma il suo merito è saperle utilizzarle come meglio, probabilmente, non si potrebbe. Allegri ha meno “materiale” da sfruttare e ha perso pure Pogba e Fagioli. Sta mettendo a frutto, però, ogni goccia di quello che ha a disposizione. Insomma, capitalizzare al massimo quello che si produce in attacco (in 7 giornate su 15 i bianconeri hanno segnato un solo gol e contro l’Atalanta sono rimasti a secco) è una necessità. L’Inter, invece, può permettersi di essere strabordante (sei volte ha segnato 3 o più reti e in tutto ne ha messe insieme ben 37), sfruttando un volume di gioco a volte impressionante e in grado di costruire occasioni a getto continuo. Inevitabile che gli attaccanti siano i primi a beneficiarne: 20 i gol del tandem Lautaro-Thuram, come si può leggere a parte. Ed altrettanto inevitabile che sempre le punte siano le più penalizzate dalla cifra di gioco bianconera: solo 11 centri tra Vlahovic, Chiesa, Milik e Kean.

Variabile Champions

L’ultimo dettaglio (fino ad un certo punto…) che separa Inter e Juve è il calendario, perché quello nerazzurro è intasato, visto che, oltre alla Champions, a fine gennaio, ci sarà pure la Supercoppa. I bianconeri, invece, possono dedicarsi solo al campionato: più tempo, quindi, per riposare e preparare le partite. In questo senso, la bilancia pende dalla parte bianconera. E forse è una delle ragioni della distanza ridotta rispetto a Lautaro e soci, che, finora, anche grazie al turn-over, hanno risentito poco di stanchezza e infortuni. Se l’equilibrio resterà, sarà comunque a primavera che si faranno i giochi. Tanto più che i nerazzurri hanno tutta l’intenzione di fare nuovamente strada in Europa. Fondamentale, quindi, battere domani la Real Sociedad per arrivare primi nel girone, riducendo il rischio di un ottavo di finale complicato. E pazienza se domenica prossima ci sarà la sfida con la Lazio… 


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