Maignan, perché ci saranno i Daspo e non la chiusura dello stadio di Udine

Pene individuali ai responsabili ma nessun altro provvedimento: il portiere ascoltato nel post partita dagli ispettori federali
Maignan, perché ci saranno i Daspo e non la chiusura dello stadio di Udine© AC Milan via Getty Images

Una sparuta minoranza. Certamente rumorosa e incivile, ma per fortuna esigua. Ecco perché la curva dell’Udinese non resterà chiusa nella prossima gara in casa contro il Monza del 3 febbraio. Nonostante il clamore della vicenda, al giudice sportivo mancherà infatti un parametro decisivo - fissato dalle norme e non interpretabile - per imporre i lucchetti nel settore dal quale sono partiti gli ululati contro Maignan: la diffusività. Secondo l’articolo 28 del codice di giustizia sportiva, le società sono ritenute responsabili per cori che siano espressione di discriminazione «per dimensione e percezione reale del fenomeno». Quindi, i “buu” sono sanzionabili con un’ammenda ma non punibili con le porte chiuse se a intonarli sono state poche decine di persone; e a Udine, sabato sera, gran parte dei presenti non li ha uditi. Non li avrebbero sentiti il responsabile dell’ordine pubblico, il delegato della gestione dell’evento e neppure i dirigenti accompagnatori delle due squadre, oltre ai componenti del team arbitrale. Li ha ovviamente percepiti Maignan, e con lui uno dei due ispettori della procura che si trovava tra la panchina bianconera e la curva.


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Maignan ascoltato dagli ispettori federali

Al termine della gara, in un ufficio dello stadio, Maignan è stato ascoltato per quaranta minuti dagli inquirenti federali. Il portiere ha denunciato i due episodi di razzismo: il primo verificatosi al 25’ (è uscito dall’area e ha raggiunto Pioli e il quarto uomo) e il secondo intorno alla mezz’ora. Al 33’ Maignan ha chiesto e ottenuto l’interruzione della partita. «Ripetuti cori» li ha definiti il francese, volti a imitare il verso della scimmia, e di durata «di circa 10 secondi». Secondo la percezione del ragazzo, il numero era a dir poco esiguo: «circa 10 persone». Nel settore erano presenti 4600 spettatori. Il numero dei colpevoli è in realtà più ampio, ma non di molto. L’ispettore avrebbe quantificato la percentuale dei tifosi che hanno intonato i cori nell’1% del settore, cioè tra i 40 e i 50. Pochi per portare alla chiusura di una curva che non ha precedenti recenti. Impeccabile la procedura attivata dall’arbitro Maresca: lo speaker ha fatto il primo annuncio al 29’ e il secondo al 38’ dopo la sospensione momentanea della gara, avvenuta in seguito a un rapido consulto con il responsabile dell’ordine pubblico.


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In arrivo 30 Daspo per i responsabili

Resta ora la via della giustizia ordinaria. Grazie alle telecamere di uno stadio di ultima generazione, e al supporto del club di casa, la questura di Udine sta individuando i responsabili e a breve emetterà i Daspo per allontanare poco più di 30 persone da tutti gli stadi italiani. Il procuratore capo Massimo Lia riceverà già oggi gli atti e aprirà un fascicolo per perseguire l’ipotesi di reato (articoli 604bis e 604ter del codice penale) legata a discriminazioni razziali, etniche, nazionali e religiose.


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Una sparuta minoranza. Certamente rumorosa e incivile, ma per fortuna esigua. Ecco perché la curva dell’Udinese non resterà chiusa nella prossima gara in casa contro il Monza del 3 febbraio. Nonostante il clamore della vicenda, al giudice sportivo mancherà infatti un parametro decisivo - fissato dalle norme e non interpretabile - per imporre i lucchetti nel settore dal quale sono partiti gli ululati contro Maignan: la diffusività. Secondo l’articolo 28 del codice di giustizia sportiva, le società sono ritenute responsabili per cori che siano espressione di discriminazione «per dimensione e percezione reale del fenomeno». Quindi, i “buu” sono sanzionabili con un’ammenda ma non punibili con le porte chiuse se a intonarli sono state poche decine di persone; e a Udine, sabato sera, gran parte dei presenti non li ha uditi. Non li avrebbero sentiti il responsabile dell’ordine pubblico, il delegato della gestione dell’evento e neppure i dirigenti accompagnatori delle due squadre, oltre ai componenti del team arbitrale. Li ha ovviamente percepiti Maignan, e con lui uno dei due ispettori della procura che si trovava tra la panchina bianconera e la curva.


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