Ausilio: «Inter, dieci colpi da scudetto»

Il ds carica: «Da Kondogbia a Ljajic, accontentato Mancini grazie a Thohir. Vincere il campionato? Si può...»
Riscatto Inter, i 10 colpi del mercato nerazzurro
Andrea Ramazzotti
5 min

APPIANO GENTILE - Il giorno dopo la fine del mercato è partito per le vacanze e ha staccato la spina. Ne aveva bisogno perché tre mesi di trattative hanno sfinito Piero Ausilio. Tornerà a Milano oggi e sarà già in clima derby, ma ieri ha rubato un’ora alla sua famiglia per raccontarci tutti i retroscena dell’ultima campagna acquisti-cessioni. Da Kondogbia a Perisic, da Murillo a Felipe Melo, da Jovetic a Ljajic passando per Kovacic, Hernanes, Salah, Balotelli e... Mascherano

Da 18 mesi è responsabile del mercato dell’Inter. Questo ruolo è come se lo aspettava?

«Non mi aspettavo niente di diverso. Il passaggio alla responsabilità del mercato è stato semplice: ero già parte della direzione tecnica e non sono rimasto né sorpreso né impreparato».

Tra i dirigenti è quello con più militanza interista. Un orgoglio o una responsabilità?

«E’ un orgoglio. In questa società ho fatto un percorso e sono arrivato a ricoprire il ruolo attuale dopo anni di lavoro ed esperienze che mi hanno arricchito e dato più sicurezze».

Che voto darebbe al mercato dell’Inter?

«I voti li dà il campo. E non dopo una, due o tre partite, ma a fine maggio. Se allora saremo almeno in Champions League, il voto sarà positivo».

Qual è stata l’operazione più difficile conclusa?

«Sarebbe troppo facile parlare di Kondogbia. Per questo dico Perisic: siamo andati a prendere un giocatore da una società molto ricca che non lo voleva vendere: la sua volontà di venire da noi, la nostra determinazione e un po’... di strategia ci hanno permesso di spuntarla».

Iniziamo da Kondogbia e... dal derby vinto con il Milan.

«Noi eravamo partiti molto prima con il lavoro e il giocatore lo conoscevamo dai tempi del Siviglia. Quei tre giorni a Monaco sono stati difficili perché lì c’era la pressione dei media ma ce l’abbiamo fatta».

Non crede che Kondogbia sia stato pagato troppo?

«Intanto siamo contenti di averlo preso e di non vederlo con un’altra maglia... Qualcosa in più lo abbiamo pagato, ma il prezzo è stato determinato dalla mediaticità dell’operazione. E tra qualche anno il prezzo attuale sarà quello giusto o addirittura inferiore al valore del francese».

Perché avete impiegato 2 mesi per acquistare Perisic?

«Due mesi sono stati troppi, ma potevano anche essere... troppo pochi. Anche con Perisic abbiamo lavorato con grande anticipo visto che era da un anno che avevamo messo nel mirino il calciatore. L’importante è il risultato e noi abbiamo Perisic. Comprare un calciatore del suo valore per 16 milioni è un ottimo risultato anche perché non è facile portare via dal Wolfsburg giocatori così forti (il City ha pagato De Bruyne 75 milioni, ndr). Abbiamo dovuto aspettare che si incastrassero alcune operazioni in uscita».

Quante volte Mancini le ha chiesto di prendere Felipe Melo?

«Mi ha sfinito (ride, ndr), ma siamo sempre stati convinti che avesse ragione. Melo racchiude in sé una serie di caratteristiche preziose come l’esperienza, la personalità e la mentalità. Fin dal primo giorno di lui mi ha colpito una cosa: la sua volontà di arrivare all’Inter. Ha rinunciato a un contratto faraonico per venire all’Inter. Con il Galatasaray siamo sempre stati chiari: il brasiliano ci interessava, ma per ragioni di equilibrio potevamo prenderlo solo se fossero usciti un paio di centrocampisti. Successivamente alla vendita di Shaqiri e Kovacic, l’operazione Melo ha avuto un’accelerazione».

E’ vero che per Murillo avete battuto la concorrenza della Juventus muovendovi in anticipo?

«Murillo è un’altra operazione programmata: lo abbiamo preso a dicembre, ma non è stato possibile averlo nel mercato di gennaio. Dopo la brillante Coppa America che ha disputato sarebbe costato molto di più».

Quando è nata l’idea di portare Ljajic alla Pinetina?

«Ljajic è un giocatore che ci è sempre piaciuto tantissimo e, anche quando era alla Fiorentina, ci ha sempre creato tante difficoltà. Ha un grande talento e in Italia ha già dimostrato di valere tanto. Non pensavano di poter portare via un attaccante così importante a una diretta concorrente e ci dà soddisfazione che ci siamo riusciti».

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