«Dybala? L'ho scoperto...A cena»

Cattani, il talent-scout che portò l'attaccante a Palermo: «Ero a Cordoba per Vazquez: il suo nome sbucò a tavola»
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Antonio Barillà
2 min

TORINO - Luca Cattani, già capo degli osservatori e ds del Palermo, fu lei a portare Dybala in Italia: vuol raccontarci come nacque l’operazione? «Ero a Cordoba per definire l’acquisto di Vazquez, nell’agosto 2011, e una sera i dirigenti del Belgrano organizzarono una cena. A tavola capitai di fronte al presidente dell’Instituto, l’altra squadra della città, il quale, a un certo, davanti a un piatto di capretto lanciò il sasso: “Nelle mie giovanili, c’è un ragazzino più forte di Vazquez...».

Nonostante la sua conoscenza del mercato argentino, non aveva mai sentito parlare prima di Dybala?
«Mai, d’altronde l’Instituto era in Primera B e lui non s’era affacciato ancora in prima squadra. Mi incuriosii, annotai il nome e sin dal debutto contro l’Huracan cominciai a seguirlo attraverso i video».

E per la prima volta lo vide dal vivo...
«L’Instituto giocava con il Gymnasia di Jujuy, lui prese un sacco di calci e combinò pochissimo. Nel finale, però, regalò un paio di numeri eccezionali, mi bastarono per spazzare via gli ultimi dubbi».

Fu difficile convincere Zamparini?
«Per niente, anche lui si innamorò a prima vista. Fu complicato, semmai, incastrare i tasselli con il club e con i suoi agenti, poi invitammo in Italia il presidente dell’Instituto e finalmente furono apposte le firme».

Un affare da 12 milioni, ora la Juventus ne ha spesi 32...
«Non m’avventuro nei conti, il mio mestiere era scovare talenti. Certo, fu un ottimo investimento e su quello non ho mai avuto dubbi. La Juventus è la sua dimensione e sono certo che possa ancora migliorare: vedrete che arriverà tra i primi cinque al mondo»


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