ROMA - Paulo Dybala fenomeno della Juventus. Per il talento dei bianconeri è stata una stagione trionfale quella del suo esordio alla corte di Massimiliano Allegri: con la doppietta ai danni della Samp, la terza in totale, l'ex Palermo è arrivato a quota 23 reti, superando Carlos Tevez che nel 2013-2014 aveva raggiunto quota 21 gol. Un cammino eccezionale quello del giovane attaccante che in una lunga intervista a "El Pais" ha parlato dei suoi trionfi con la maglia della Juve: «Da piccolo volevo assomigliare a Riquelme, Ronaldinho, che mi è sempre piaciuto molto, ma anche a Messi, e Neymar. Ho imparato guardando molti altri giocatori, come ad esempio Franco Vazquez quando ero a Palermo. Quando vado in campo cerco di essere sempre ben posizionato e prima che la palla mi raggiunga cerco di capire l’azione che posso fare. La trappola dell'egoismo? A volte ci cado anche io ma con il passare del tempo capisco che è meglio passare la palla a un compagno. Tevez? Mi dicono che ci somiglio per come artiglio la palla. Da bimbo ero egoista e viziato, perché volevo tutto per me ma poi ho imparato che è bello condividere, dà emozioni diverse. E sono migliorato». Poi Dybala allarga il discorso: «Quando vado in campo mi trasformo. Dicono che ho la faccia da bambino, ma dentro di me penso a giocare come fossi un trentenne. Sono giovane, cereto ma voglio crescere e diventare importante».
BUFFON UN ESEMPIO - Dybala poi parla degli esempi ai quali ha fatto riferimento nel corso di questa stagione: «Buffon è un leader. Mi ha colpito da subito, trasmette voglia di vincere. A 38 continua a migliorare e questo ti dà forza interiore. Con lui in squadra è più facile vincere. Alla Juve, in questo club, impari che ogni giorno ti devi impegnare in battaglia. C’è gente che ha vinto tutto e che potrebbe rilassarsi e invece lotta per vincere sempre. Per uno di 22 anni è un esempio. Sapevo che non sarebbe stato facile, ma ho giocato e ha segnato più di quanto pensassi. Farlo con giocatori come Mandzukic, Morata, Zaza è stato facile. Ho giocato alla Tevez, ho giocato con gli artigli e sono libero di correre ovunque. Gattuso? Mi ha aiutato tanto e mi ha dato consigli, anche sulla posizione da tenere, per difendermi». Chiosa finale sulla convocazione in Nazionale: «Quando mi ha chiamato per la prima volta il ct Tata Martino mi tremavano le mani. Lo sognavo da quando sono nato».