ROMA - "Non mi piace l’idea di dire adesso che il problema del Paese sono diventate le curve della Juventus": l'ha detto Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità azionale anticorruzione, a proposito del caso-biglietti per cui la società di Torino è nel mirino della procura federale e antimafia, e per cui è stato deferito il presidente Andrea Agnelli. Caso che Cantone definisce “oggettivamente preoccupante”, ma ribadendo che non gli piace il clima di "caccia alle streghe alla Juve".
CASO JUVE, PECORARO: INTERCETTAZIONE AGNELLI NON ESISTE
SENZA PECCATO - Non si può nascondere ci sia un problema, dice il capo dell'Anac, perché "la Juve in qualche modo ha sempre rappresentato il fiore all’occhiello delle nostre squadre, un po’ quella che noi portavamo come esempio. Ad esempio lo stadio della Juve è una best practice tra tutti gli stadi del nostro Paese. Tra l’altro dietro la Juve c’è sempre stata una famiglia che storicamente ha rappresentato il meglio del Paese dal punto di vista imprenditoriale”. Una macchia c'è, insomma, "perché comunque delle infiltrazioni ci sono state. Ma è un tema su cui non bisogna meravigliarsi più di tanto: le infiltrazioni ci sono in tante altre squadre del Nord, dove non c’è mafia, ma ci sono spaccio di droga e violenza. Io stesso scrissi un libro sulle infiltrazioni nella curva del Napoli. La presenza della criminalità nelle curve è purtroppo un dato strutturale”. Cantone spera comunque che “la ‘ndrangheta sia stata tenuta più lontana possibile”.