Coppa Italia: Juve, Allegri per superare Eriksson e Mancini

I bianconeri vincono almeno un trofeo da 10 anni e all'Olimpico Max si gioca tutto: ecco perché per lui la finale vale doppio
Coppa Italia: Juve, Allegri per superare Eriksson e Mancini© ANSA
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TORINO - La quinta coppa Italia per sé e per la Juve, per il presente e per il futuro. All’Olimpico, nella notte che vale un’intera stagione, Massimiliano Allegri cerca di compiere un passo nella storia diventando il tecnico più vincente della manifestazione (ora è a quota 4 successi come Eriksson e Mancini) ma soprattutto cerca la sua Signora. Quella vera, però. La squadra, cioè, capace di vincere e dominare, come ha fatto per nove anni di fila prima di iniziare a rallentare, che non sbagliava praticamente mai, nelle grandi occasioni come negli appuntamenti di routine. Serve un tuffo nel recente passato per trovare la qualità vincenti per tornare a sorridere e a guardare con ottimismo al domani. Perché lo sviluppo di questa prima annata del nuovo progetto quadriennale affidato a Max non ha regalato tante certezze in prospettiva. Numeri alla mano, la prima Juve dell’Allegri-bis ha riportato indietro le lancette di undici anni, all’infausto 2010-11, ultimo episodio buio prima che la storia cambiasse. Sette sconfitte in campionato, dove per punti (69), media punti (1,92 a partita), gol fatti (55) e vittorie (20), i bianconeri hanno il rendimento peggiore appunto da undici anni a questa parte. La Juve di Max chiuderà con meno punti di quella di Pirlo e anche con meno trofei perché il Maestro comunque avrebbe una Supercoppa in più all’attivo.  

Juve, colpo di reni

Ecco allora perché contro l’Inter serve necessariamente il colpo di reni. Per parare le critiche ed evitare gli inevitabili processi e confronti con il passato, più o meno recente. Per non interrompere la striscia di successi che dura ininterrotta dal 2011-12, con almeno un trofeo conquistato all’anno. E per gettare, appunto, un ponte verso il futuro. La vittoria della coppa Italia non sposterebbe i giudizi sulla stagione, secondo Max, però certamente permetterebbe di dare una valutazione migliore di ciò che è stato fatto. Perché ripartire da un trofeo, per giunta vinto contro la squadra che il tecnico considera il faro al momento in Italia, consentirebbe di cementare il progetto che si sta portando avanti. Un progetto che, per ora, vanta invece più dubbi che certezze. Dopo dieci mesi, la Juve non ha ancora una vera e propria identità, un canovaccio di gioco riconoscibile, un atteggiamento propositivo e quella solidità mentale che era stata alla base delle tante vittorie. Senza contare che Vlahovic ha perso sorriso e gol e che l’attacco a fine stagione perderà certamente Dybala e forse Morata e Kean

Allegri, la Coppa Italia vale doppio

E’ indubbiamente l’ora di Allegri, questa. Nelle occasioni più importanti, Max ha sempre abituato al guizzo, alla sorpresa, al jolly che spariglia ma anche a motivare e a rilanciare al meglio il gruppo. E snodo più significativo dell’Inter, almeno a breve termine, obiettivamente non c’è. La Juve che viaggia ad obiettivi minimi, come il quarto posto da poco blindato, non può ovviamente piacere neanche a lui e infatti a invitato a non porsi limiti. La quinta coppa Italia come punto di ripartenza per tutti, insomma: per questo Allegri all’Olimpico deve ritrovare la sua Signora. Quella vera, però. 


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