Juve, Allegri a muso duro con Pogba, Chiesa e i tifosi

Il tecnico livornese non risparmia nessuno: la strategia della tensione funziona
Juve, Allegri a muso duro con Pogba, Chiesa e i tifosi© Juventus FC via Getty Images
Marco Evangelisti
4 min

TORINO - Il primo e l’ultimo uomo in piedi è sempre lui, Max Allegri, quello che una volta chiamavano l’acciuga per la sua tendenza, da centrocampista propositivo, a rifugiarsi nel burro quando la partita si scaldava e che in seguito Tevez, chiamato a uscire dal campo, definì eccessivamente prudente. Andando però a pescare una parola nel più genuino vocabolario del barrio inferiore. Adesso Allegri non ha più nulla da temere perché gli hanno fatto capire che non ha più nulla da perdere. Non è soltanto l’ultimo uomo in piedi, è anche un uomo solo al comando. Perlomeno della parte tecnica della Juventus, quella a cui sente di appartenere. Il resto spetta ad altri e lui glielo lascia volentieri.

A difesa dei suoi uomini

Non tira più i cappotti quanto una volta, e in particolare domenica sera nella ghiacciaia dello Stadium sarebbe stato un suicidio, con tutta la pressione alta. Non ne ha bisogno. Gli basta il linguaggio del corpo, gli occhi che diventano rossi come si preparassero alla scarica laser, le fauci spalancate non per ingoiare bensì per sparare invettive. O stai zitto o vieni giù, ha urlato a chi insultava qualcuno degli uomini, Kean a quanto pare, che lui stava a mano a mano scegliendo per reggere le incursioni finali della Fiorentina in cerca di rimonta. A parte gli interessati, risulta che il tifo abbia gradito. Sentono di avere qualcuno di cui fidarsi, che non verrà mai sorpreso a scarabocchiare le fatture, al massimo a prendere qualche appunto di partita che poi strapperà e ingoierà. Tutti uniti fino alla fine, il progetto simbolico di ogni juventino puro.

Allegri contro tutti

Allegri fumantino lo è sempre stato, da bravo livornese. È un luogo comune, però lui lo rivendica ed eccolo servito. Adesso ha applicato un ordine al suo istintivo caos emozionale. Non è il tempo della volpe, oggi il suo totem è l’orso con la ferocia nascosta che esplode all’occorrenza. Quando Federico Chiesa, uno che peraltro gli sta in scia quanto a furore, contesta la sostituzione non capendo che le energie sono contate e c’è chi viene pagato apposta per organizzarne il razionamento. O quando Paul Pogba, anima assente della Juventus che avrebbe dovuto essere, prolunga all’infinito la convalescenza, ovviamente non per sua colpa ma per critica autogestione. Ce l’ha con tutti, Max, e su tutti dice quello che pensa o meglio ancora quello che sente. È anche il suo modo di dimostrare quanto sappia bene che cosa significhi juventinità, lui che ha trascinato a casa cinque scudetti con una squadra messa in linea con riga e squadra. Quella di oggi è più da compasso, morbida e ondeggiante, che difende a tre ma anche a quattro o a cinque, si piega da una parte o dall’altra per seguire il portatore di palla avversario, fa di Rabiot un corsaro d’area con sei gol stagionali, va a pressare con Di Maria prima ancora di consentirgli l’inventare.

Una strategia che funziona

Sembra che funzioni. Siamo a due vittorie consecutive, una molto bella a Salerno e una messa insieme alla bell’e meglio; un punto da una teorica Europa di terza schiera, un po’ più lontani dalle vette, e vediamo anche che cosa decideranno i giudici di qui in avanti. L’importante è non fermarsi e questo segnale sta dietro ogni urlo di Allegri. Che a forza di urlare ha convinto anche la squadra, non solo entusiasti assaltatori come Chiesa e Bremer, ma pure apparenti cuccioloni come Szczesny, il quale non perde occasione di lodare il nuovo corso. Poi al momento giusto Max toglie il Fideo e mette Fagioli per seppellire il pallone e scopre che anche i più giovani hanno assorbito la sua lezione caratteriale. In fin dei conti Allegri non ce l’ha davvero con nessuno. La sua rabbia è solo uno strumento, al pari della sua voce che quando si alza fa scappare gli storni.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Juve, i migliori video