La Juve segna e nasconde la porta

La squadra di Allegri fa gol e non concede quasi mai tiri: la fase difensiva dei bianconeri è da manuale
La Juve segna e nasconde la porta© Juventus FC via Getty Images
Giorgio Marota
4 min

Sigla, gol, fine delle trasmissioni. Succede sempre così, quando in onda c’è la Juve. In anticipo, in preserale o in prime time, poco cambia: «E adesso come fai a segnarle?» è il pensiero fisso - nella mente dei tifosi ma soprattutto degli avversari - quando la Signora trova il vantaggio, come accaduto venerdì contro il Napoli. La solidità difensiva, l’attitudine alla sofferenza, la ferocia ritrovata e quel gruppo «granitico e coeso» (per dirla con le parole di Allegri) trovano un comune denominatore in una statistica che si rinnova ogni novanta minuti: se i bianconeri trovano una rete, e in genere è quella che li porta avanti nel risultato, diventano impenetrabili. Alcune squadre stanno perdendo tanti punti da situazione di vantaggio (Lazio e Cagliari ne hanno lasciati per strada 10, ad esempio), mentre la Juve è parsimoniosa al punto che non ti concede neppure i tiri: cinque all’Udinese dopo il gol del vantaggio di Chiesa al minuto 2 dell’esordio in campionato, zero all’Empoli dal 24’ in avanti (rete di Danilo), quattro alla Lazio (tra cui un gol) dopo il vantaggio di Vlahovic al 10’. E poi? Questa stagione ci ha insegnato che le analisi sul rendimento di una Juve matura al punto giusto - eppure resta la più giovane tra le big, appena 26,7 anni di media - vanno calcolate dall’anno zero, rappresentato dalla trasferta contro il Sassuolo: c’è un prima e un dopo quel 23 settembre. E il dopo è strabiliante: 10 gare, 8 vittorie, 2 pareggi, 7 clean sheet e appena 3 reti subite. In queste dieci gare, la corazzata di Max è andata in vantaggio nove volte (tutte, tranne Atalanta-Juve 0-0) e alle avversarie non ha lasciato neppure la speranza.

Juve, la difesa è un bunker

Contro il Lecce ha segnato Milik al 57’ e i salentini - erano terzi e imbattuti - non sono riusciti mai ad avvicinarsi alla porta di Szczesny. Nel derby, dalla rete di Gatti in poi (minuto 47), il Toro ha tirato una volta. Clamoroso il dato di Milan-Juve: a San Siro, nella mezz’ora più recupero in cui la squadra s’è ritrovata a proteggere la rete di Locatelli, i ragazzi di Pioli non hanno mai concluso nello specchio. Fiorentina-Juve, la gara che fece pronunciare a Szczesny la battuta «Abbiamo passato dei momenti difficili... per circa 89’», è l’eccezione che conferma la regola: 4 tiri viola in 80 minuti; e sembrano tanti, viste le altre partite. In Juve-Cagliari, in seguito alla rete di Bremer al 60’, c’è stata una sola conclusione dei sardi (quella del gol di Dossena); all’Inter dei miracoli Max ha concesso solo due tiri dalla rete di Vlahovic (27’) al fischio finale, al Monza uno (il gol di Carboni) e uno anche al Napoli nei 40’ più recupero durante i quali Rabiot e compagni hanno letteralmente anestetizzato la sfida.

Juve, una strategia vincente

La Juve difende collassando al centro, chiudendosi in un fazzoletto di campo per evitare le imbucate e avvicinando le linee del reparto arretrato e del centrocampo: diventa così un vero bunker, capace anche di portare un’aggressione alta. Dopo essersi coperta senza soffrire, gioca al gatto col topo e ti invita ad andare sull’esterno, dove sa che non puoi farle troppo male. E ti aspetta coi suoi centimetri nel cuore dell’area, dove può sovrastarti fisicamente. La fase di non possesso è da manuale: se ti segna non la riprendi e non la spaventi più.


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