La Juve in banca coi prestiti garantiti

I giovani formati in casa e passati dalla cura Allegri, giocano e si valorizzano: un tesoro da 100 milioni. Soulé, Kaio, Barrenechea tra i 27 in giro per l’Europa
Giorgio Marota
6 min
I tempi dei grandi esodi, delle partenze in massa da Vinovo con le valigie cariche di speranza e del rischio concreto che un “arrivederci” si trasformasse nel più classico “a mai più” sono terminati il giorno in cui la Juve ha messo a terra il progetto NextGen. Un serbatoio di talenti per la prima squadra (già 31 esordienti, 19 con Allegri in panchina), ma anche un’efficace soluzione di crescita per decine di giovani che possono così compiere il primo step nel professionismo (la Serie C) direttamente in casa, immersi in un ambiente controllato dove vengono capiti e aspettati, bruciando al tempo stesso le tappe rispetto ai loro coetanei costretti a sgomitare in Primavera. Prima di questa svolta, dal vivaio bianconero partivano a flotte. E durante la stagione si contavano anche 60-70 calciatori in prestito; molti si perdevano nei meandri del calcio, la maggior parte nel purgatorio della terza serie per poi finire mestamente nei dilettanti. Questo problema, oggi, è piuttosto diffuso in Serie A al punto che qualcuno propone di tornare alle multiproprietà. Solo l’Atalanta, anche lei approdata nell’universo delle seconde squadre, sta invertendo la rotta, seguendo quella tracciata sei anni fa dalla Signora.

Juve, i tre amici

In casa Juve dal 2018 il vento è cambiato e la sfida contro il Frosinone, domani all’ora di pranzo (ore 12.30), si trasformerà in una reunion con tre giovani amici: Kaio Jorge, Soulé e Barrenechea, simboli di una progettualità che la nuova governance ha ereditato dagli anni di Agnelli e che sta portando avanti, con Allegri a fare da anello di congiunzione in attesa di conoscere il proprio futuro a metà marzo, una volta chiarito il budget per il 2024-25 alla luce dei possibili accessi a SuperChampions e Mondiale per club. Intanto, c’è un assegno circolare da oltre 100 milioni pronto a essere riscosso: è il tesoretto rappresentato da quei giovani che stanno facendo così bene alla loro prima esperienza lontano da Torino. La Juventus oggi ha solo 27 calciatori in prestito, tre dei quali con riscatti già certi: Rovella e Pellegrini alla Lazio e De Winter al Genoa. Altri tre sono al Frosinone, e sarebbero stati quattro se Huijsen non avesse chiesto e ottenuto di andare alla Roma a gennaio attratto dal richiamo di Mourinho, due al Sudtirol in Serie B (Peeters e Pecorino) e altri due in Svizzera all’Yverdon (Aké e Lungoyi). L’intera dirigenza bianconera, incluso il dt Giuntoli, considera questi luoghi ideali per far compiere ai ragazzi un salto controllato dalla NextGen a un livello più alto: la corsia preferenziale porta di solito in Ciociaria in caso di talenti già pronti la Serie A, a Bolzano se il percorso di maturazione non fosse ancora completato, o nel canton Vaud qualora si rendesse necessaria un’esperienza all’estero per completare il bagaglio tecnico e caratteriale. La serie cadetta italiana accoglie altri 7 diamanti figli della NextGen come il centrocampista Sersanti del Lecco e il difensore Facundo Gonzalez della Samp, due tra i più utilizzati con percentuali di impiego che toccano l’80% in un caso e superano il 70% nell’altro.

Juve, i numeri

La vittoria di questa progettualità che punta a diminuire il numero dei prestiti per renderli più “qualitativi” e funzionali alla fuoriuscita da Vinovo, con l’obiettivo magari di ritrovare quegli stessi giovani più forti e preparati (vedi Fagioli dopo la Cremonese), è tutta in un dato: 16 calciatori su 27 giocano molto più della metà dei minuti a disposizione, con Soulé e Barrenechea inamovibili (97,15% l’uno e 87,55% l’altro) nello scacchiere di Di Francesco e la sorpresa Felix Correia, attaccante del Gil Vicente in Liga portoghese, al terzo posto (79,84%). Solamente in cinque giocano meno di una partita su quattro: il laziale Pellegrini, di fatto già ceduto, Aké (solo 9 minuti con l’Udinese, da gennaio sta trovando continuità all’Yverdon), Cudrig al Perugia (461 minuti, 0 gol), Olivieri al Venezia (12 presenze) e Gori che a Monza fa il terzo portiere e non ha mai visto il campo.  

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