Zago: «Quando la Roma disse no a Felipe Anderson»

L'ex giallorosso e oggi allenatore, racconta: «Dissero che era troppo giovane e troppo caro...»
Zago: «Quando la Roma disse no a Felipe Anderson»© LaPresse
Guido D'Ubaldo
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ROMA - Questa è la vera storia di Felipe Anderson raccontata dai protagonisti. Da chi ha portato il gioiello brasiliano in Italia. Ci sono in mezzo ex grandi calciatori, procuratori, intermediari. Nel 2011, appena compiuti diciotto anni, Felipe poteva già venire in Italia, ma ha dovuto attendere altri due anni prima di essere scelto dalla Lazio. Due anni prima Roma, Juve, Fiorentina, Parma e Siena dissero che non era pronto. Già, proprio la Roma. Il primo a parlarne ai dirigenti giallorossi è stato Antonio Carlos Zago. Il difensore campione d’Italia del 2001 se lo ricorda bene: «Felipe Anderson lo conosco da quattro anni, a quei tempi è stato offerto alla Roma. Cominciava a giocare da poco in prima squadra nel Santos. Ma in Brasile era già riuscito a mettersi in evidenza, poi i problemi fisici lo hanno frenato e davanti aveva uno che si chiamava Neymar. Felipe Anderson non ha avuto un inizio facile alla Lazio, ma ha saputo incassare le critiche nel primo anno in Italia, ha saputo imparare. La Lazio ha avuto pazienza con lui e adesso Felipe sta dimostrando che i numeri che aveva messo in evidenza all’inizio della carriera erano quelli di un campione».

GIOVANE - La Roma non lo prese in considerazione. Aveva diciotto anni e non era ancora pronto. Nel Santos entrava spesso nell’ultimo quarto d’ora, faceva vedere i suoi numeri e costava già qualche milione. Zago insiste: «Non ricordo chi fosse il direttore alla Roma, Pradè o Sabatini. Ma in generale in Italia è difficile che credano a un ragazzo di 18 anni che sta cominciando a mettersi in evidenza in Brasile. Questo è il problema del calcio italiano, non si fidano di lasciar spazio ai giovani. Segnalai Anderson alla Roma attraverso amici che lavorano nel calcio, che mi avevano chiesto un parere sul ragazzo. Poi non ho saputo più niente. Sono passati quattro anni, da due è arrivato alla Lazio, che ha creduto in lui. Felipe è destinato a diventare una stella della Nazionale. Ma prima deve essere convocato e dimostrare continuità. In Italia sta facendo molto bene, deve mantenere questa regolarità. Sembra anche che ha la testa a posto come ragazzo, per quello che sento dire. E questo lo aiuta. Può crescere ancora». 

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