Lazio, Felipe Anderson è un caso

Da favola a rebus: il brasiliano è in crisi, non segna da aprile, ma ora vuole tornare subito a incantare
Lazio, Felipe Anderson è un caso© AP
Daniele Rindone
2 min

ROMA - Eccolo lì, ma non è lui. Viveva una favola, oggi è un rebus. Da top sembra flop. È come se si fosse addormentato, è come se si fosse stancato di fare miracoli. Non corre, non dribbla come prima, erano le sue specialità. Sorride di meno, è più teso in campo, non sembra divertirsi più. Il calcio, per i potenziali campioni, è sempre così, dà e toglie. Felipe Anderson cerca se stesso, è in crisi, lo sa anche lui. Non è decisivo da mesi, non lo è stato nell’ultimo derby, nelle finali di Coppa Italia e Supercoppa. Non lo è stato in Champions né in campionato. Cosa gli è successo? Se lo chiedono tutti, anche a Formello. Si riprenderà? Se lo augurano tutti, soprattutto a Formello.

IL CARATTERE - La timidezza, i limiti di personalità. S’è detto più volte, è una costante. Felipe Anderson non riesce a volare senza sosta, decolla e atterra. Ha un carattere che cozza con il suo talento, tende a frenarlo. Lo limita quando deve ambientarsi in un nuovo mondo, così è stato all’inizio della sua avvenutra laziale. Lo limita quando le cose non vanno bene e bisogna reagire in modo determinato, furente. Lo limita quando il livello delle partite aumenta. In Champions ha subito il carisma dei giocatori più forti, non ha retto il confronto, s’è fatto travolgere. Ha bisogno di rafforzare il carattere, di acquisire maggiore sicurezza. In generale va in crisi quando sbaglia un colpo, quando il gol non arriva. Ha bisogno di sentire la fiducia dell’allenatore, la stima dei compagni. Se manca una di queste componenti sono guai, s’intristisce, rimugina, viene assalito dai dubbi, non riesce ad incidere come vorrebbe e come potrebbe.

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