Lazio Memories, papà Stellone corsa e botte

Arrivò con Chinaglia, però non giocò mai: «Ma con long John ce ne davamo tante»
Lazio Memories, papà Stellone corsa e botte
Daniele Rindone
3 min

ROMA - Il pallone, Chinaglia e la Lazio li ha conosciuti dopo. Ha iniziato a Barletta, da podista: «Ero nell’Avis Barletta, nella stessa società correva Pietro Mennea». Aveva 15 anni e il calcio lo praticava per strada: «Un giorno mi vide un amico, mi invitò al campo sportivo, mi scelse il Barletta. A 19 anni mi ritrovai in A, nella Lazio». Gaetano Stellone, classe 1950, ex ala destra, ha una storia diversa: «Io e la Lazio? Un amore inespresso. Con Chinaglia negli anni ci siamo incontrati spesso, di me diceva “era bravo, è stato sfortunato”».

Sfortuna, tanta. Ma anche qualche colpa: «Sì, ne ho avute. Ero giovane, inesperto. Oggi un ragazzo inizia dalla scuola calcio e a 10-11 anni chi vuole cogliere l’attimo può farlo. Roberto, mio figlio, voleva diventare calciatore e lo è stato. Io a 15 anni mi sono ritrovato negli Allievi, poi nella Juniores e in A. Non ho avuto modo di rendermi conto di quella fortuna. Prendevo le cose alla leggera».   Di paDre in figlio. Gaetano Stellone è papà di Roberto Stellone, tecnico del miracolo Frosinone. Gaetano arrivò alla Lazio con Long John: «Io, Chinaglia, Wilson, giocavamo tutti nella Nazionale di C. Un giorno ci stavamo allenando a Napoli, ci videro Carletto Galli e Juan Carlos Lorenzo. Lorenzo volle tutti noi alla Lazio, arrivammo insieme nel 1969. La mia valutazione non era indifferente, fui pagato sui 90 milioni di lire. Mi volevano in tanti, feci un provino anche a Milanello. Arrivai a Roma da Barletta, entrai nella sede della Lazio, c’era il presidente Lenzini. Firmai con i brividi addosso».  

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LUI E I MITI - Stellone non ha mai giocato nella Lazio, ha visto crescere i miti del futuro: «Lorenzo mi paragonava a Garrincha. Ero un’ala destra con la finta, andavo sul fondo e crossavo. Nel primo giorno di colloquio mi disse “dà del lei al pallone o del tu?”. Avrei dovuto esordire in A contro il Lanerossi Vicenza, ma in una domenica di novembre non figurai nella formazione. In quel mese si riapriva il mercato, da lì a poco sarei partito per un nuovo prestito». In quattro anni ha girato l’Italia: «Pescara, Messina, Salerno e Matera. Oggi vivo di nuovo a Barletta, sono in pensione». Dopo aver smesso con il calcio, ha fatto l’agente di commercio, poi ha iniziato a seguire il figlio Roberto: «Lo accompagnavo da Ciampino alla Borghesiana, era un impegno». Stellone senior ha vissuto la Lazio a metà. Le sue domeniche erano il mercoledì: «Giocavo nella squadra riserve, facevamo parte del campionato “De Martino”». Le vere partite erano quelle settimanali con Chinaglia: «Botte incredibili, in partita non ci conoscevamo».

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