Serie A Lazio, Felipe Anderson prendi per mano la squadra

Quarto anno a Roma: finalmente titolare, deve volare. Non riesce a fare la differenza, serve una scossa. Il club dopo Candreva si è affidato a lui
Serie A Lazio, Felipe Anderson prendi per mano la squadra© @ Marco Rosi / Fotonotizia
Daniele Rindone
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ROMA - E’ alla quarta stagione laziale, è titolare a destra, è coccolato, ha un bel contratto, non c’è più Candreva a fargli ombra, ha vinto l’oro olimpico con il suo Brasile nel suo Paese. E’ stato accontentato in tutto, cosa manca a Felipe Anderson per volare di nuovo? Non sembra mancare niente. Può mancargli la condizione fisica migliore perché ha saltato la preparazione estiva, non possono mancargli la voglia, il guizzo. Felipe deve prendere per mano la Lazio, non può esimersi. E’ la stagione della verità, è un bivio per lui. E’ o non è quello del 2014-15? E’ o non è il talentissimo sbocciato con Pioli nell’anno Champions? Tutti si pongono questa domanda, c’è chi come l’ex portiere laziale Nando Orsi ha dato una risposta amara un paio di giorni fa: «Felipe Anderson? Lo abbiamo visto ai suoi massimi livelli e ai suoi minimi livelli. Secondo me è un giocatore normale, ha un rendimento che è comunque costantemente inferiore alle qualità che ha e che fece vedere in quelle famose dieci partite, questo è evidente». Il talento c’è, Felipe non riesce a sfruttarlo. La qualità c’è, resta imprigionata nel carattere di un ragazzo timido, con poca personalità. Forse questa è una spiegazione, forse non basta per spiegare il caso Felipe Anderson. Un problema può essere il ruolo indefinito. Gli piace giocare a centrocampo «perché lì gioco di più la palla», ha ammesso ad inizio agosto parlando dal Brasile. La sua dimensione tattica rischia di essere un rebus irrisolto e di incidere sulle sue prestazioni. Mezzala o trequartista? L’esterno ha iniziato a farlo frequentemente in Italia, così aveva impressionato tutti.

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L’AVVIO - Felipe Anderson in questo inizio di stagione ha saltato l’esordio con l’Atalanta per la partecipazione alle Olimpiadi, ha giocato da titolare contro Juve e Chievo. Ha corso, ha aiutato la squadra, ma non ha inciso, non riesce a farlo da tempo. La Lazio, Inzaghi e i tifosi gli chiedono molto di più. In passato ha sofferto l’ambientamento, ha sofferto la panchina, ha sofferto la concorrenza. Si è sentito diverso, al top, solo con Pioli, è stato il primo allenatore che ha saputo rapportarsi con lui.

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