Lazio, ricaduta Biglia: rischia tre mesi di stop

Ha lasciato l’Olimpico in lacrime e con le stampelle. Sospetto strappo al polpaccio: out fino a dicembre?
Lazio, ricaduta Biglia: rischia tre mesi di stop© Bartoletti
Daniele Rindone
4 min

ROMA - E’ una brutta ricaduta, per giunta evitabile. Fuori dopo 8 minuti, fuori per 3 mesi. E’ il rischio che corre Lucas Biglia, si sospetta uno strappo al polpaccio sinistro, è lo stesso polpaccio che l’aveva costretto al forfait contro Pescara e Milan. Se la diagnosi sarà confermata (sempre che la comunichino) lo stop sarà lungo, l’argentino rimarrà ai box almeno sino a dicembre, quando è in progranma il derby (4 dicembre). E’ uscito in lacrime, zoppicando, vive un dramma. Ha lasciato l’Olimpico aiutandosi con le stampelle, i controlli saranno effettuati domani. Ha insistito per giocare, è colpevole se questa può essere considerata una colpa. Avrebbero dovuto fermarlo conoscendo la cronistoria dei suoi infortuni, le sue debolezze fisiche. Biglia, in altri tempi, veniva gestito e per quanto consentisse era invitato a pazientare prima di tornare in campo: «Si sentiva sicuro, vuole esserci sempre, quasi voleva esserci pure a S.Siro. E’ un lottatore, se si fosse allenato stamattina (ieri mattina, ndr) magari si sarebbe fatto male comunque», ha spiegato Simone Inzaghi in conferenza stampa. Biglia s’era fatto male prima di Lazio-Pescara, aveva saltato la sfida di S.Siro contro i rossoneri. Giovedì s’era recato in Paideia, animato dalla voglia di giocare, di esserci sempre, aveva rassicurato tutti: «Domenica ci sarò». Venerdì s’era allenato a parte, sabato aveva effettuato la rifinitura. Ieri, dopo 8 minuti, dopo un breve scatto, si è arreso, ha chiamato il cambio, è finito al tappeto.

Biglia non è nuovo ad infortuni, negli ultimi due anni si è fermato 9 volte.

Biglia forza sempre i recuperi, a volte gli va bene, a volte no. Le cadute si trasformano in ricadute, lo dice il suo curriculum. E’ apprezzabile il suo impegno, il suo sacrificio, ma così si fa male e penalizza la squadra. I rischi aumentano, si moltiplicano. E’ il capitano, è un leader dell’Argentina, non vuole lasciare la Lazio sola e tiene tantissimo alla Nazionale (era stato convocato per le gare di ottobre contro Perù e Paraguay). Biglia non è nuovo ad infortuni, negli ultimi due anni si è fermato 9 volte.

Stop traumatici, stop muscolari (in maggioranza), non è un robot, il suo fisico risente degli impegni multipli, degli sforzi, dei viaggi intercontinentali, del Mondiale giocato nel 2014, delle due edizioni di Coppa America cui ha partecipato (2015 e 2016). L’anno scorso s’è fermato quattro volte: il solito polpaccio l’ha messo ko tra la fine di agosto e il settembre 2015, un infortunio ad una coscia l’ha costretto allo stop nell’ottobre successivo. Nel nuovo anno un problema ad una caviglia l’ha condizionato tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Biglia s’era fatto male anche alla vigilia della Coppa America del Centenario, rimase comunque in ritiro, recuperò in tempi record, tornò in tempo per giocare la fase finale. A giugno lo staff medico della Nazionale aveva riscontrato un problema alla coscia sinistra. Biglia nelle ultime due stagioni non è andato oltre le 27 presenze in campionato e a settembre si è sempre assentato. Quattro infortuni (ad un piede, agli adduttori, ad una caviglia, ad un ginocchio) li aveva accusati anche nell’annata 2014-15, quella del terzo posto con Pioli. E’ riconosciuta la sua forza, si conoscono i suoi punti deboli. E non vanno accentuati con scelte sbagliate. L’eccesso di generosità non sempre paga.

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