Lazio, dentro il caso Felipe Anderson

Viaggio nei retroscena e nel disagio psicologico del brasiliano che non riesce più a ritrovarsi. I primi fischi dell’Olimpico, le incomprensioni con il tecnico, un crollo di motivazioni
Lazio, dentro il caso Felipe Anderson© Bartoletti
Fabrizio Patania
2 min

ROMA - Non è un cattivo ragazzo, tende alla malinconia, sorride poco e guarda per terra, ora sembra demotivato e in crisi di fiducia, non reagisce. Così tanto da apparire indisponente e irritante come non si era mai visto in quasi cinque anni di Lazio e chissà che i primi fischi dello stadio Olimpico non lo aiutino a risvegliarsi dal torpore e dai tormenti. Inzaghi non può più aspettarlo e non concede sconti. Ha ragione: bisogna rispondere con le prestazioni, la concorrenza è dura, va accettata e piegata sul campo correndo, sacrificandosi per il gruppo, tirando fuori gol e colpi.

Felipe Anderson doveva essere l’acquisto invernale della Lazio, si è trasformato in un caso. Da risorsa a problema, va aiutato, ma deve tirarsi fuori da solo, scuotersi e dimostrare, invece ha assunto un atteggiamento che non piace e non produce. Così non si può giocare, così Inzaghi non lo farà più giocare. Presumeva di possedere un posto da titolare per diritto divino, invece nei suoi quattro mesi di assenza la Lazio volava e non ne avvertiva la mancanza. Doveva prendere il posto di Keita e giocare da attaccante centrale, quel posto lo ha lasciato a Luis Alberto e ora ne soffre la precedenza, ma sarebbe assurdo mettere in discussione lo spagnolo, anche se nelle ultime partite è apparso meno brillante.

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