Sarriball, il conto non torna

Numeri squilibrati per i biancocelesti: primo posto per passaggi effettuati in Serie A, ma soltanto 16 gol nei 171 tiri effettuati
Sarriball, il conto non torna© Getty Images
Daniele Rindone
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ROMA - Il Sarriball spara poco e a salve, la palla lunga comincia a balenare qua e là negli schemi della Lazio. Sarà pure una squadra legata alle lune degli attaccanti, ma non tutti gli alibi di Mau sono inattaccabili. Era riuscito a barricare la porta di Provedel, non a sbloccare le bocche di fuoco. La Lazio continua a palesare disservizi in attacco, squilibri tra possesso palla, tiri nello specchio e gol fatti. Per possesso palla ha una media del 53,81%, ma è nona per media realizzativa (16 gol con 171 tiri, 9,36%), meno solo Lecce, Verona, Torino, Monza, Cagliari, Salernitana, Udinese ed Empoli. Ha il più alto rapporto tra passaggi e tiri (7976 passaggi, 171 tiri, 46,64% di media). «Non c’è che insistere, questi giocatori hanno sempre fatto gol e piano piano questi numeri devono tornare fuori», l’ha raccontata così Mau sabato. Continua a credere che una svolta è possibile. L’ha detto anche alla squadra a Verona, prima del giro delle interviste. Non ha bocciato la prestazione, solo il risultato. E’ pur sempre un brodino l’1-1 di Verona. Per Sarri è sacro il suo calcio, il suo modo di intenderlo e di applicarlo. Ma i numeri e la classifica non possono non avere senso. La Lazio ha raccolto 21 punti in 15 partite, solo nel 2015-16 (19 punti, 8° posto finale) ha fatto peggio esaminando le ultime 10 stagioni. Nei tre anni sarriani sono stati persi 44 punti da situazioni di vantaggio (12 il primo anno, 22 nell’anno Champions, 10 quest’anno). Pesa lo score in trasferta: vittorie contro Napoli e Sassuolo, pareggio a Verona. Per il resto sconfitte a Lecce, con il Milan, con la Juve, con il Bologna e con la Salernitana. I punti in meno rispetto all’anno scorso sono 9.

Il destino

Echi sarristi: «Il calendario? Al presidente dissi che c’era il rischio di essere fuori da tutto a metà ottobre». Sarri lo diceva dopo il derby del 13 novembre, dopo aver sfidato tutte le big tranne l’Inter. Era decimo. Siamo all’11 dicembre e possiamo dire che non era (solo) colpa del calendario. Dall’ultima pausa, la Lazio ha perso a Salerno (2-1), ha rischiato di pareggiare al 94' con il Cagliari (1-0) e s’è fatta raggiungere dal Verona (1-1). Ha vinto con Celtic e Genoa strappando due pass di fila in Champions e in Coppa Italia. Sarri, storicamente, non riesce a concorrere tra due mondi. L’anno scorso ha pagato in Coppa, quest’anno paga in campionato. La classifica diceva e dice decimo posto. Eppure non è ancora fuori da tutto in un campionato di zoppi in zona Champions. Il calendario però torna a essere impietoso. Mercoledì l’Atletico in Champions per tentare l’assalto al primo posto. Domenica l’Inter schiacciasassi. E’ la Champions quest’anno a prosciugare energie fisiche e mentali, ancora prima di giocarci. Si conta una sola vittoria in campionato nel turno che ha preceduto la partita europea. Sconfitta con la Juve (3-1) prima di Lazio-Atletico (1-1). Ko con il Milan (2-0) prima della trasferta di Glasgow (1-2). Unica eccezione la vittoria contro la Fiorentina (1-0) prima di Feyenoord-Lazio (3-1). Infine il crollo di Salerno prima del successo sul Celtic in casa (2-0). Il pari di Verona precede Madrid. E’ una settimana in cui servono due miracoli, il secondo più utile del primo. Non ci sarebbe molto riparo di fronte ad un’altra sconfitta in campionato. Non si può andare avanti alla “speraindio”.


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