Milan, Berlusconi: «Voglio investimenti pluriennali». I cinesi preparano il piano

La trattativa in esclusiva proseguirà fino al 15 giugno. Il patron, soddisfatto dai nomi, avvisa: «Vendo se mi garantiranno un grande club». Gancikoff e Galatioto a lavoro
Milan, Berlusconi: «Voglio investimenti pluriennali». I cinesi preparano il piano© AP
Pasquale Campopiano
6 min

ROMA - «Siamo in negoziazione con un gruppo di fondi e societa' che vengono dalla Cina, due con fatturati di decine di miliardi e con una partecipazione dello Stato cinese». Silvio Berlusconi adesso ha le idee chiare: conosce i nomi di chi vuole comprare il Milan, ne ha pesato la potenza economica, si fida delle credenziali provenienti anche da Xi Jinping e dalla Repubblica Popolare cinese.

Quello che ancora cerca il numero uno del Milan, prima di dare il suo sì definitivo alla cessione del club di via Aldo Rossi, è un impegno economico pluriennale da parte della conglomerata cinese: «Non so se possiamo arrivare a concludere - dice il patron rossonero a Radio Centro Suono Sport -, non hanno ancora risposto circa il loro impegno a fornire i finanziamenti annuali necessari per riportare il Milan protagonista in Italia, in Europa e nel mondo. La conclusione ci sara' solo se vorranno impegnarsi in questo senso». Un monito, un desiderio e per certi versi una richiesta anche logica da parte di chi dovrebbe vendere: Berlusconi si fida dei cinesi che vogliono comprare il Milan, ma chiede loro un piano di investimento strutturato e garantito negli anni.

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PIANO PLURIENNALE - A questa cosa, proprio a questa cosa, si sta lavorando in questi giorni sull'asse Milano-New York-Pechino. Il 2 giugno è passato ed è un'ottima notizia per la trattativa in esclusiva tra Fininvest e la conglomerata cinese: entro quella data, infatti, la società di via Paleocapa (e dunque indirettamente Berlusconi) avrebbe potuto ritirarsi dalla trattativa se non convinta dalla bontà dell'offerta cinese e dalla lista dei possibili acquirenti. Due cose vagliate con cura ed accettate dallo stesso Berlusconi dopo il summit dello scorso martedì con la sua famiglia e con i dirigenti di Fininvest.

Lì il patron ha deciso di arrivare al 15 giugno, termine ultimo (anche se può essere prorogato in caso di necessità) per arrivare alla cessione del 70 % del pacchetto azionario rossonero. Il restante 30% resterà a Fininvest e sarà ceduto nel giro di due anni, operazione da 740 milioni totali. E' proprio in questi due anni, in cui Berlusconi resterà sicuramente da presidente onorario nella "cosa Milan", che il patron chiede garanzie: vuole che, se passerà la mano, il Milan torni a vincere. Lo chiede con fermezza e proprio per questo Sal Galatioto e Nicholas Gancikoff, la mente e il braccio dell'operazione Milan ai cinesi, lavorano per garantirglielo.

AVANTI FINO AL 15 GIUGNO

DUE BINARI PARALLELI - In questi giorni, in queste due settimane che porteranno al 15 giugno si lavorerà su due binari paralleli: i legali delle due parti lavorano al testo dei contratti in vista della possibile cessione (con clausole e controclausole da inserire e dettagli da limare fino all'ultimo giorno); dall'altra parte Gancikoff e Galatioto trattano con Fininvest tutta la parte commerciale e la governance del Milan che verrà.
Che verrà concordata e ratificata da entrambe le parti. A proposito, arrivano conferme sulle indiscrezioni che vorrebbero il manager italo-inglese possibile futuro amministratore delegato e l'advisor italo-americano in pianta stabile nel cda. Grandi uomini d'affari alla guida, grandi capitali alle spalle: è questo il marchio del Milan cinese, lo stesso Berlusconi ha confermato che nella conglomerata ci sono due società con fatturati altissimi (i nomi sono sempre quelli, l'Evergrande Real Estate e la Baidu di Robin Li) oltre a una partecipazione dello stato cinese. Tutte (dovrebbero essere 7) confluiranno in un fondo che comprerà il Milan. E garantirà il piano di investimento che Berlusconi chiede.

OPERAZIONE DA 740 MILIONI DI EURO

EMERY E MONCHI- Lo garantirà perché solo per il primo anno i cinesi hanno già stanziato un piano da 300 milioni di euro (ed altri 400 milioni sarebbero già pronti per il nuovo stadio): soldi che serviranno per il mercato, per il merchandising e per il rafforzamento del marchio AC Milan in giro per il mondo, partendo ovviamente dall'Oriente. I tempi stringono, e Gancikoff è già a caccia dei possibili nomi che potranno ridare splendore al Diavolo: tra questi in cima alla lista c'è quello di Unai Emery, il tecnico del Siviglia che piace tanto ai nuovi investitori.

In rottura con gli andalusi c'è anche quel Ramón Rodríguez Verdejo, detto Monchi, che ha costruito il Siviglia versione Europa League. Entrambi hanno una clausola rescissoria, entrambi sarebbero graditi alla nuova proprietà. Si partirà dal nuovo allenatore: Simeone e Garcia non escono dal lotto dei papabili, tutto prenderà forma nei prossimi giorni, quando Berlusconi avrà le garanzie richieste e il nuovo Milan potrà iniziare a pensare più concretamente al futuro.

@paskampo

MILAN-CINESI : AVANTI FINO AL 15 GIUGNO


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