DUBBI - Il no al “voluntary agreement” nasce dall’impossibilità del Milan di garantire la continuità aziendale e dai dubbi sulla consistenza patrimoniale di Yonghong Li. In pratica, senza certezze sul rifinanziamento, e quindi sulla possibilità di ripagare il debito con Elliott, il club rossonero rischia di cambiare nuovamente proprietà nell’ottobre 2018. Di conseguenza non avrebbe più validità il business plan presentato da Fassone e, tramite il quale, l’Uefa avrebbe dovuto dare il suo via libera. Inoltre, tra i requisiti del “voluntary agreement”, è previsto che sia data una garanzia di copertura sulla perdita in bilancio che un club ha previsto per l’esercizio in corso. Ebbene, secondo le stime del Milan, il rosso al 30 giugno 2018 sarà superiore ai 150 milioni di euro. Ma il problema è che, avendo dato tutto in pegno a Elliott, non c’è modo di ottenere una fideiussione per quella cifra.
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