Maignan e la dura lettera dopo il caso razzismo: "Udinese complice. Non sono una vittima!"

Sui social il portiere del Milan torna a parlare di quello che è successo sabato sera e spiega in modo chiaro il suo punto di vista
Maignan e la dura lettera dopo il caso razzismo: "Udinese complice. Non sono una vittima!"

Mike Maignan è tornato a parlare dell'episodio di razzismo che si è verificato sabato sera a Udine con la gara sospesa per qualche minuto: "Non è stato il giocatore ad essere attaccato. È l'uomo. È il padre di famiglia. Non è la prima volta che mi succede. E non sono il primo a cui è successo".


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Maignan, lettera social dopo Udinese-Milan

Comincia così un post social da parte del portiere del Milan che fa chiarezza sul suo stato d'animo per le frasi ascoltate dallo stadio: "Abbiamo fatto comunicati stampa, campagne pubblicitarie, protocolli e non è cambiato nulla. Te l'ho già detto e se devo ripeterlo: non sono una vittima. È una lotta dura e ci vorrà tempo e coraggio. Ma è una battaglia che vinceremo". Maignan ringrazia chi lo ha supportato e lascia intendere che il problema razzismo non coinvolge solo lui e non è riferito solo a Udinese-Milan, ma è ben più ampio.


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"L'intero sistema si assuma responsabilità"

Il portiere del Milan scrive che "è un intero sistema che deve assumersi le proprie responsabilità". In che modo? Il francese aggiunge: "Gli spettatori che erano in tribuna, che hanno visto tutto, che hanno sentito tutto ma che hanno scelto di rimanere in silenzio, siete complici. La società dell'Udinese, che ha parlato solo di un'interruzione del match, come se nulla fosse, è complice. Le autorità e il pubblico ministero, con tutto quello che succede, se non fai nulla, anche tu sarai complice".


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Mike Maignan è tornato a parlare dell'episodio di razzismo che si è verificato sabato sera a Udine con la gara sospesa per qualche minuto: "Non è stato il giocatore ad essere attaccato. È l'uomo. È il padre di famiglia. Non è la prima volta che mi succede. E non sono il primo a cui è successo".


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