Serie A Napoli, Callejon: «Scudetto, ti voglio»

L'esterno degli azzurri parla in esclusiva al Corriere dello Sport-Stadio: «Mi sento napoletano, ho imparato il dialetto e punto dritto al tricolore: qui la festa manca da oltre vent’anni»
Napoli, Callejon al Corriere dello Sport
Antonio Giordano
4 min

NAPOLI - È stato un buon Natale, Callejon, ora vi tocca costruire un meraviglioso 2016.
«Viviamo il momento e devo dire che abbiamo chiuso bene il 2015: la vittoria di Bergamo è stata in linea con il periodo, abbiamo regalato una grossa soddisfazione ai tifosi. Giochiamo un bel calcio, la gente si diverte e pure noi».

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E agosto - con le sue difficoltà - pare mai esistito.
«È stata una tappa necessaria per arrivare qua: bisognava conoscersi, capirsi, imparare Sarri. Poi, una volta ingranato... ».

Callejon vive due vite.
«Però sono tranquillissimo, mi creda».

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Partiamo dalla prima.
«Semplice: in campionato, il gol non arriva, anche quando sembra ormai immimente, come a Bologna. Il destino a volte è beffardo, ma procediamo. Verranno domeniche migliori, magari quando meno me l’aspetto, nell’azione più sporca».

Nella sua seconda esistenza, invece...
«Ecco: entro e segno, come in Coppa Italia contro il Verona; o anche in Europa League, con il Legia Varsavia. Direi che la somma è soddisfacente: non siamo neanche arrivati a metà stagione ed ho già realizzato il 50% delle reti della passata stagione. Valgono pure queste».



Che sono servite.
«Sono comunque utili, anche se qui segniamo tutti e comunque ne facciamo tanti». Riviva questi quattro mesi. «Mi sembrano altamente positivi e la classifica ne è la testimonianza. Ma la cifra del gioco, rilevante, ha fatto di noi una squadra-simpatia. Sentiamo l’apprezzamento generale. In Europa abbiamo avuto un andamento strabiliante: sei vittorie su sei, un girone da ricordare».

Ma ora che tornate dalle vacanze.
«Sarà piacevole confrontarsi. Abbiamo tante partite, si arriverà di slancio sino ai sedicesimi di Europa League con il Villarreal che rappresenteranno una sfida di assoluto richiamo».

[...]

È il momento dei regali, ne prenoti uno soltanto per la prossima estate.
«Se mi autorizza, scelgo tutto, senza distinzioni. Però avendo messo il tetto, punto dritto allo scudetto. Mi sembra che lo vogliano tutti, che venga considerato il traguardo più importante e forse lo è. E poi manca da oltre vent'anni».

Perché il Napoli deve vincere lo scudetto?
«Perché abbiamo una gran bella squadra, frutto di un lavoro della società che negli anni è stata capace di costruire un gruppo attraverso il progetto. Ma anche perché è l’ambizione di una città intera e di sei milioni di tifosi azzurri sparsi nel mondo. E ancora perché noi tutti ci teniamo ad entrare nella Storia».

Perché potreste non riuscirci?
«Perché ci sono avversarie forti, che rispettiamo ma non temiamo. Sappiamo che in Italia in ogni partita si nascondano insidie, ma è un principio generale e vale per chiunque».

Leggi l'intervista completa sull'edizione odierna del Corriere dello Sport-Stadio


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